Un “giringiro” in Trentino

In una scena del famoso film del 1986, “Mr Crocodile Dundee “, il protagonista spiega alla sua compagna che un “giringiro” è un’usanza degli aborigeni di vagabondare in giro e scoprire nuovi posti.

In effetti da questo punto di vista, motociclisti ed aborigeni si assomigliano molto.

Spesso partono con una meta indicativa, ma l’intenzione è di voler conoscere nuovi luoghi, nuovi orizzonti.

Per esempio.

Una Domenica dello scorso Settembre con gli amici bikers della Valsabbia abbiamo deciso di muoverci verso il Trentino, tenendo come tappa principale il lago di Carezza.

Ritrovo ore 8 ai Tormini di Salò e dopo i doverosi saluti, visto che non vedevo gli amici Valsabbini dal mese di Maggio, ci mettiamo in cammino, anzi in moto per fare la Gardesana occidentale direzione Trento. Questa è una delle strade più affascinanti del nostro paese. Percorrere questo tratto che costeggia il lago di Garda è sensazionale nel vero senso della parola.

Al viaggiatore che si trova a passare da queste parti, si alternano scorci di lago e montagna, gallerie scavate con forza nei monti a strapiombo sull’acqua, stormi di piccole vele nei pressi di Riva che sfruttano il vento quasi a voler spiccare il volo. Una serie di immagini che ci vengono regalate solo se siamo pronti per riceverle.

Arrivati a Trento, facendo attenzione alle varie rotonde che si incontrano, prendiamo per la Valsugana.

Passiamo per quella splendida zona circoscritta dai borghi di Caldonazzo e Levico Terme, con i loro rispettivi laghi, arriviamo a Novaledo dove, attenzione, ci sono le indicazioni per un’altra meta da non perdere (parco Arte Sella, consiglio andateci perché merita), e nei pressi di Borgo Valsugana eccoci giunti alla nostra deviazione per il Passo Manghen, un valico alpino della catena montuosa del Lagorai.

Devo dire che fare questo passo in moto risulta un po’ impegnativo, in particolar modo nell’ultimo tratto, ma basta un po’ di attenzione e si arriva in cima ai 2000 metri.

La cosa che mi ha sbalordito, è stata quella di veder riconosciuto questo passo come una delle mete preferite anche dai ciclisti, che devono avere una grandissima passione per esprimere tutte le loro energie in questa salita non facile. Bravi, complimenti davvero.

Foto di rito al passo, e poi scendiamo arrivando a Molina di Fiemme, dove tra l’altro 10 anni or sono, trascorsi una bellissima vacanza con altri biker, in giro per questi meravigliosi posti.

E la mente torna, a sognare un’onda e il cielo blu..” ( cit.Aria di casa mia di Sammy Barbot )

Lasciamo i ricordi perché altre emozioni ci aspettano.

Da Molina di Fiemme raggiungiamo Cavalese, e quasi in centro troviamo l’indicazione per Predazzo. Passiamo questo paese, arriviamo a Vigo di Fassa e giriamo per il lago di Carezza.

Eccoci. E’ qui che volevamo arrivare.

Cerchiamo un posto per parcheggiare, con difficoltà visto che il posto è molto frequentato da turisti, e finalmente scendiamo per visitare questo laghetto di montagna unico nel suo genere.

I colori che si notano nell’acqua sono innumerevoli. Il gruppo di montagne sullo sfondo si riflette all’interno del lago come uno specchio, crea nell’osservatore una sfasatura visiva quasi irreale. Acqua e cielo si scambiano, si invertono tra loro, un gioco di elementi sbalorditivo.

Si corre veramente il rischio di rimanere ad osservare per ore questo panorama come fosse un’opera pittorica realizzata con colori estasianti.

Ancora una volta però è ora di ripartire. Per oggi abbiamo viaggiato abbastanza (circa 350 Km). Ci siamo riempiti gli occhi di nuovi panorami, nutrito la voglia di conoscenza, acquietato l’anima.

Ma è ora di tornare a casa, in attesa di ripartire presto per vagabondare in giro e scoprire nuovi posti.