L’infinito politeismo delle divinità egizia, conduce in realtà ad un atto di creazione da parte di un dio supremo. Questo porta ad un mondo complesso nelle sue sfacettature, nel quale operano i principi universali necessari per mantenere un equilibrio. Gli animali rappresentavano per gli Egizi, l’espressione di specifici principi divini (neter-w) o di funzioni.
L ’accostamento a questo o quell’animale, era sovente legato alle caratteristiche dell’animale stesso, il leone per rappresentare la forza, la femmina incinta dell’ippopotamo, la maternità, la cicogna l’anima migrante, ma non sempre è così evidente, ed in alcuni casi l’accostamento all’animale (ad esempio il babbuino) non è chiaro. Molti animali ritenuti sacri, erano ospitati in recinti, dove venivano premurosamente accuditi. Il gatto assurse a vera e propria divinità, nelle vesti di Bastet, dea della gioia e stimolatrice dell’amore e della sessualità. Era molto rispettato, anche per la sua abilità nel tenere lontano i roditori dai silos di grano, ed evitare così le carestie, in ogni caso non arrivò mai ad avere la confidenza dei nostri felini domestici e rimase sempre in uno stato semiselvatico. L’animale nei disegni e nelle sculture, poteva essere rappresentato come appariva in natura, ma spesso venivano raffigurate divinità antropomorfe con la testa di animale, tipici il caso di Anubi, divinità con la testa di sciacallo o Horus con la testa di falco. Esistevano altresì animali strettamente collegati con il concetto della risurrezione o della capacità rigenerativa, come ad esempio lo scarabeo kheper, animale stercoraro, che veniva collocato sotto forma di amuleto nelle bende delle mummie. In altri casi ancora, venivano rappresentati animali non esistenti in natura, quali le divinità canine accucciate rinvenute nella tomba di Tut Ank Amon, con il muso appuntito e grandi orecchie, vagamente ricordanti un levriero o Hammit, l’essere immondo con la testa di coccodrillo, ed il corpo di ippopotamo, che nella Sala della Bilancia, assisteva alla pesatura del cuore del giustificato, mangiandolo e condannando all’oblio il defunto, se questi non era ritenuto degno di accedere alla Duat od Oltretomba. Gli animali infine, facevano parte delle tradizionali formule di offerte del defunto, riscontrabili nelle steli e nei sarcofagi, ed insieme a pani, birra, abiti, pietre di alabastro, era d’uso offrire agli dei, pesci, buoi, ed uccelli.