Obiettivi: riprendere e aggiornare il percorso dei “padri fondatori”, realizzare un museo diffuso per rendere la Freccia Rossa patrimonio condiviso di cultura e guardare al traguardo del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.
È fresco di nomina il Comitato scientifico del «Museo Mille Miglia – Città di Brescia», composto da figure di esperti in vari settori, dalla museologia alla storia, dall’automobilismo all’archivistica: Maria Bussolati, Bruno Ferrari, Paolo Mazzetti, Francesca Morandini ed Elena Pala. Il Comitato ha ben chiare le «mille miglia» culturali da percorrere e punta in queste settimane, che separano dalla Mille Miglia 2021, ad aggiornare e ripristinare il percorso museale secondo gli intenti dei soci fondatori, tra cui spiccano Enzo Cibaldi e Vittorio Palazzani. Gli obiettivi sono: da un lato recuperare e portare avanti quelli che erano già vent’anni fa gli intenti dei soci fondatori del Museo, vale a dire realizzare un “museo non tradizionale”; un’esigenza, questa, ancor più valida ai nostri giorni in cui la pandemia ha cambiato completamente il modo di fruire degli spazi espositivi. Dall’altro lato, il Museo mira a dare il proprio contributo all’interno di quel progetto più ampio volto a rendere la gara Freccia Rossa un patrimonio condiviso di cultura – non solo automobilistica, ma anche materiale – per tutti i bresciani, specie per i giovani, e al tempo stesso a conseguire l’obiettivo di fregiarsi del titolo di Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.
Era il 10 dicembre 1996 – quest’anno ricorre il 25° di fondazione – quando venne istituita l’Associazione Museo della Mille Miglia Città di Brescia. Il nuovo sodalizio vedeva allineati l’ACI Brescia e 21 imprenditori appassionati di automobili storiche, nonché da quel momento finanziatori del costituendo Museo. «Illustrammo il nostro audace progetto – raccontano Cibaldi e Palazzani – all’allora sindaco di Brescia Mino Martinazzoli. L’idea iniziale era di realizzare il museo in un capannone nella zona industriale di proprietà del socio fondatore Luigi Maffinelli, un impresario edile di allora. Con Giuseppe Desenzani e Sergio Moreschi mi recai da Martinazzoli per chiedere il cambiamento della destinazione d’uso dell’immobile. Con nostra grande sorpresa il sindaco si entusiasmò a tal punto all’idea che decise di concederci in locazione l’ex monastero di Sant’Eufemia. Potevamo puntare all’obiettivo di ristrutturazione degli spazi muovendoci in un contesto totalmente privato oppure cercare una sinergia con le istituzioni pubbliche. Puntammo alla seconda opzione: la Mille Miglia è un patrimonio culturale non soltanto per gli appassionati di automobilismo, ma dell’intera città. L’obiettivo – continuano i due soci fondatori – era di offrire alla cittadinanza un nuovo polo espositivo dalla promettente denominazione “Museo della Mille Miglia – Città di Brescia”. Il nostro disegno era di ristrutturare l’immobile valorizzandone gli aspetti architettonici storico-artistici originari. Quanto al percorso museale, era nostro fermo intendimento quello di renderlo interattivo in modo che il visitatore non si sentisse un mero spettatore, favorendo largo pubblico». Un intento, questo, che il nuovo Comitato scientifico ha fatto proprio e intende rendere operativo entro il mese di giugno.