da bsupmag | Giu 16, 2020 | Economia
Un appello a tutti i sindaci della provincia per richiedere un incisivo taglio ai tributi e l’affidamento diretto e a “chilometro zero” degli appalti alle imprese locali di costruzioni per un settore che ha pagato più degli altri il lockdown e che fa i conti con una ripresa appesa ad un filo. Stiamo parlando del settore delle costruzioni e più in generale del “settore casa”. «Un appello rivolto ai sindaci per chiedere di intervenire con uno sgravio delle imposte alle imprese e il coinvolgimento diretto nella ripresa degli appalti pubblici, sostenendo quanto più possibile gli interventi dei privati che possono cogliere le opportunità rappresentate dal bonus del 110% che sono enormi, come rappresentato dallo studio realizzato dal nostro Osservatorio – commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue – non c’è tempo da perdere: si tratta di un’opportunità incredibile che deve trovare conferma ora nella sua stabilizzazione almeno sino a tutto il 2022 come abbiamo sollecitato, ma che deve essere semplificata nei meccanismi per non incappare l’onda positiva, o ancora peggio scoraggiare le imprese che si trovano già in balia di una burocrazia senza eguali. Le imprese artigiane del comparto casa della nostra provincia, colpite da una crisi che non ha precedenti negli ultimi 25 anni sono ad un bivio: o ripartono immediatamente, sostenuta anche dalle singole comunità locali, oppure sono destinate ad una crisi senza fine». Stiamo parlando di un totale di 12.610 imprese artigiane nella sola provincia di Brescia e 20.527 addetti e che da inizio anno ha visto chiudere nel solo primo trimestre 2020, dunque non considerando gli scorsi mesi di lockdown di aprile e maggio, ben 322 imprese delle costruzioni.
L’Osservatorio di Confartigianato Lombardia ha recentemente calcolato gli effetti della leva del bonus ristrutturazioni del 110% incluso nel recente DL Rilancio. Solo gli interventi sostenuti da ecobonus in Lombardia nel 2018 sono stati 80 mila per 785 milioni di investimenti: 97,6 milioni dei quali per la sola provincia di Brescia, di cui quasi il 40% nell’ambito dei serramenti, il 25% nell’ambito dell’installazione e la restante quota nell’edilizia. Un intervento su due ha riguardato edifici costruiti prima del 1970: in provincia di Brescia quasi 85 mila edifici sono stati costruiti prima del 1969 e oltre la metà dei 230mila edifici residenziali è stato edificato prima del 1980. Ora, secondo i dati della relazione tecnica al provvedimento il bonus del 110% mobiliterà risorse per 14 miliardi di euro fino al 2026, con una media annua (2021-2026) di 2,3 miliardi di euro per tutta l’Italia. «Riponiamo infine nelle amministrazioni grandi aspettative anche per l’utilizzo dei 50 milioni che Regione Lombardia ha destinato agli Enti locali di Brescia per i lavori pubblici cantierabili da subito, con l’auspicio che venga considerato il principio dell’affidamento dei lavori a “chilometro zero” e nello sblocco dei principali interventi pubblici: strade, scuole, viadotti, impianti sportivi, manutenzioni, prevenzione del dissesto idrogeologico e tutte le altre opere necessarie devono essere il volano per creare ricchezza e lavoro per una territorio che ha tanto sofferto in questi mesi» conclude il presidente Massetti.
Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia orientale
da bsupmag | Giu 16, 2020 | Economia, Salute & Benessere
«Vi cito i dati riportati da Odontoiatria33: nel 2007 i laboratori odontotecnici erano 15.165; nel 2017 11.933. Il mercato ha subito un calo di ben 3.232 laboratori. Ad oggi un ulteriore calo di 2.537 unità, arrivando in Italia ad avere solo 9.396 laboratori. E non è finita. Post Covid si prevede una stima drammatica del calo. Negli ultimi vent’anni il lavoro dell’odontotecnico, come quello di molti artigiani, è andato in forte crisi. Siamo passati da una dolce vita ad una vita molto difficile e piena di difficoltà quotidiane, ormai per tutti i tecnici del settore.
La maggior parte degli odontotecnici vive sul filo del rasoio. Non sa nemmeno più se riuscirà a pagare le tasse del terzo, scomodo, socio: lo Stato. La situazione sta diventando davvero drammatica.
A dire il vero, è sempre stato un lavoro sotto retribuito, ma l’averlo fatto con tanto amore e dedizione, da me come pure dai miei colleghi, ci ha permesso di andare avanti. Ora, però, siamo arrivati alla frutta. Dopo la crisi del 2010 e quella del Covid-19 del 2020, sarà molto difficile che gli odontotecnici riaprano la loro attività. Questo è certamente un problema sia per i giovani ragazzi che escono dalla scuola e si apprestano al mondo del lavoro, sia per quanti, come me, sono già avviati nel mondo lavorativo con una famiglia alle spalle da mantenere. Fare l’artigiano e non riuscire più a sostenere i fabbisogni della propria famiglia è un processo che distrugge la mente, tutti i giorni, sempre di più.
Io sono a contatto con queste realtà molto spesso, visto che oltre ad essere nel settore dentale da trentanove anni, faccio anche parte del team di volontari di “Imprenditore non sei solo”, un’Associazione all’interno della Scuola di Business e Marketing di Bologna creata da Paolo Ruggeri, per aiutare proprio le piccole partita iva in difficoltà. Sono certo che, dopo il Covid, purtroppo, entreranno in questa Scuola anche gli odontotecnici, per farsi aiutare. Ho tanti amici nel settore che mi dicono che ormai sono arrivati alla frutta a livello economico».
Quali sono le cause di questa crisi di settore?
«Le cause sono molteplici. Ho citato prima le due crisi mondiali che hanno investito quasi tutti i settori dell’economia. In aggiunta, nel mio settore, c’è stato l’avvento delle grosse società dentali che hanno segmentato il mercato. Le grandi catene dentistiche che oggi giorno da sole fanno il 50% del fatturato dentale verso i pazienti, impongono il listino prezzi del laboratorio e, quindi, l’odontotecnico si deve adeguare facendo produzioni a prezzi stracciati e di qualità bassa, altrimenti rischia di perdere quella grossa fetta di mercato. Inoltre, molti dentisti a causa della crisi hanno chiuso anticipatamente gli studi che, una volta, tenevano aperti fino ai 70 anni suonati, andando in pensione. Altri, invece, sopra i 50 anni hanno deciso di andare a lavorare per queste catene di studi per arrivare al momento della pensione. Ovviamente gli odontotecnici che lavoravano per loro si sono trovati senza lavoro.
Oltre a questi fatti, il classico laboratorio odontotecnico si trova a pagare sempre più tasse anno dopo anno e l’adeguamento dei nuovi laboratori alle normative sempre più costose imposte dal ministero non permettono al tecnico di rientrare dei costi. Da una parte strozzato dalle tasse e dalle normative sempre più incalzanti e dall’altra parte gli studi dentistici che sono sempre maggiormente in crisi e non riescono più a fornire la benzina per andare avanti. A tutto questo aggiungiamo i costi delle materie prime diventati una follia ed i costi dei macchinari che hanno raggiunto prezzi vertiginosi, tra i 50 e i 70 mila euro per comperare determinati macchinari moderni per le lavorazioni più particolari che, poi, sono vendute sotto costo.
Siamo passati dai piccoli laboratori di quando ho iniziato io, negli anni ottanta, che richiedevano poco spazio e un numero esiguo di macchinari, a laboratori che per aderire alle nuove normative hanno bisogno di grandi spazi per dare ai collaboratori spogliatoi adeguati, reception, bagni opzionali, docce, sale per mangiare, aerazioni forzate. Siamo arrivati al punto di non ritorno».
Ma se il mercato è in questa drammatica situazione, a cosa serve il libro?
«Il corso che ho inserito nel libro, che successivamente uscirà anche in versione video e audio-libro, serve a trovare nuovi clienti dentisti, nonostante il mercato sia in crisi. Serve agli odontotecnici per non morire e ripartire. Il futuro dell’odontotecnico in Italia percorrerà due strade: la iper-specializzazione da un lato, e i super-laboratori con centinaia di dipendenti, sullo stile di quelli statunitensi e australiani, dall’altro.
Per percorrere almeno una delle due strade, il tecnico deve passare dal collo di bottiglia che in questo momento è rappresentato dalla capacità di trovare il modo di avere un appuntamento con lo studio dentistico per presentare i suoi lavori.
Li andiamo a lavorare noi, io ed il team. Io faccio solo una piccola parte del lavoro. Metto la mia lunghissima esperienza nel lancio di brand e nel settore dentale, all’umile servizio del mio socio e dei suoi collaboratori, giovani e bravissimi».
Quale difficoltà riscontrano i tecnici dentali nel trovare nuovi clienti dentisti?
«Oggi giorno gli odontotecnici non hanno nemmeno la possibilità di presentare il loro listino prezzi ed il loro lavoro ai dentisti, perché anche i dentisti hanno avuto grosse flessioni dei fatturati e non hanno tempo da dedicare al nuovo odontotecnico».
Quindi, quale formula hai usato in questi anni?
«I quattro passaggi che cambiano la vita di ogni odontotecnico che inizi ad applicarli: analisi del cliente nuovo, riscaldamento del cliente, telefonata e appuntamento. Quattro passaggi molto semplici ma fondamentali, da fare senza fretta e con attenzione, che portano l’odontotecnico che li applica a presentare i suoi manufatti protesici ai dentisti. Un passaggio obbligatorio per acquisire il nuovo cliente, un appuntamento che anni fa era difficile da ottenere, e oggi praticamente impossibile se non applichi determinati passaggi che spiego proprio nel corso.
Il corso è semplice e spiegato passo dopo passo, in modo che anche i miei colleghi possano arrivare all’appuntamento con il dentista nel modo più facile possibile. Io l’ho studiato sui libri di vendita del mercato statunitense, scritti dai grandi insegnanti delle vendite come Iay Abraham, Al Ries, Brian Tracy, Jack Trought. Libri che invito i miei colleghi odontotecnici a leggere in modo che capiscano che i metodi per riuscire ad evitare la banca rotta del laboratorio, esistono veramente».
Il Libro-Corso lo hai scritto da solo?
«Assolutamente no. Sono allievo della scuola di marketing di Frank Merenda e lui mi ha fatto aprire gli occhi, facendomi capire che la condivisione dei percorsi personali quando si hanno i risultati tangibili, ma sempre fatta. Si devono aiutare gli altri nel miglior modo possibile in modo che anche loro possano usufruire del tuo percorso di successo».
Quale percorso hai fatto tu sino ad oggi?
«Ho terminato la scuola di odontotecnico nel 1984 ed ho iniziato subito a lavorare. Ovviamente venivo pagato una miseria nel mio primo lavoro di odontotecnico, ma poi ho aperto la partita iva e mi son messo in società con un altro odontotecnico, che ringrazio tutt’ora, ciao Beppe! Ho gestito il lavoro per anni lavorando fino a dodici ma anche quattordici ore al giorno, sabato e domenica mattina compresi. E Beppe lo può confermare… Quante notti passate a lavorare, ma d’altronde per rientrare dei costi, era assolutamente necessario».
Quando è arrivata la svolta nel tuo lavoro?
«Nel 2010, quando ho iniziato a leggere i libri di marketing e vendite ed ho capito la possibilità di espansione di un business. Cioè, negli Stati Uniti esistono dei percorsi veri e propri che insegnano come espandere l’attività sino a renderla ben strutturata, oppure anche mettendola a rendita automatica. Io ho iniziato il percorso di espansione con l’obiettivo di diventare molto affermato nel settore dentale all’interno della nostra provincia, ma poi ho capito che non sapevo gestire i dipendenti. Allora ho deviato il mio progetto e, come insegna il mio maestro Francesco, ho messo la mia attività a rendita automatica, controllandola solo da esterno e dedicandomi ad altro, appunto il marketing per odontotecnici. Questo libro è nato proprio dalla volontà di spiegare anche agli odontotecnici come possono uscire dal tunnel in cui questa economia li, o meglio ci, ha costretti, ma anche per insegnare ai più giovani come evitare di finire in quel tunnel molto pericoloso e che in tanti casi porta addirittura al triste arrendimento delle persone, che può sfociare nel suicidio».
A cura di Roberto Checchi
da bsupmag | Giu 15, 2020 | Arte, Attualità
Il 31 maggio 2020 muore a New York Christo Yacakhev tra i maggiori esponenti della Land Art e di opere in grande scala.
Christo nasce a Gabrovo in Bulgaria nel 1935 dall’unione di Vladimir Yavasev e Cveta Dimitrova. Dal 1953 studierà presso l’Accademia di Belle Arti di Sofia. Nel 1958 si traferisce a Praga, poi va a Vienna, Ginevra per poi arrivare a Parigi.
Inizialmente si guadagna da vivere facendo dei ritratti, firmandosi con il nome della propria famiglia “ Javacheff”. Pian piano incomincia a interessarsi e a produrre dipinti astratti e ad impacchettare oggetti ( bottiglie, bidoni, cartoni, tavoli) o di modelli viventi nella plastica. A Parigi entra in contatto con il movimento Nouveau Realisme insieme ai suoi amici Arman e Yves Klein.
Nel 1958 a Parigi incontra Jeanne-Claude che gli commissiona un ritratto della madre.
La storia artistica della coppia inizia nel 1961 ma è nel 1962 la loro prima opera monumentale Rideau du Fer, un muro di barili d’olio a bloccare Rue Visconti nei pressi della Senna in segno di protesta al Muro di Berlino. Nel 1964 emigrarono negli Stati Uniti, cominciano a realizzare dei progetti di ampio respiro, intervenendo in maniera diretta su edifici, monumenti o paesaggi interi.
Nel 2009 Jean-Claude muore per le complicazioni di aneurisma celebrale.
I due artisti sono artefici della Land Art.
Che cosa è la Land Art?
La Land Art è una forma d’arte contemporanea sorta negli Stati Uniti tra il 1967 e il 1968 caratterizzato dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale specie negli spazi incontaminati come deserti, laghi salati, praterie. Le opere hanno spesso carattere effimero.
Nasce da un atteggiamento effimero rigorosamente anti-formale in antitesi con il figuratismo della Pop Art e le fredde geometrie della Minimal Art.
Christo e Jeanne-Claude realizzano opere dal giugno 1968 fino al 2018 utilizzando la tecnica dell’imballaggio impacchettando monumenti, montagne, isole e ponti.
Christo in Italia creò un’importante opera The Floating Piers una passerella galleggiante tra Sulzano e Montisola sul lago d’Iseo.
L’opera pensata nel 2014 e realizzata nel 2016 è costituita da una serie di pontili galleggianti che permetteva ai visitatori di camminare sulla superficie del lago dal 18 giugno al 3 luglio 2016.
Il progetto definitivo è stato realizzato con pontili larghi 16 metri, degradanti ai lati per una lunghezza complessiva di 3 km. Il percorso proseguiva per 1,5 km lungo le strade pedonali di Sulzano e Monte Isola.
Dopo la mostra tutti i componenti sono stati rimossi e riciclati.
Sulzano e Montisola, sul lago d’Iseo sono riconoscenti a Christo per essere stati scelti nella realizzazione dell’opera The Floating Piers, che ha permesso a molti visitatori italiani e stranieri di visitare ed apprezzare le bellezze del lago d’Iseo.
A cura di Emanuele Dall’Asta
da bsupmag | Giu 15, 2020 | Magazine
Crediamo che il vero medico sia quello che mette la persona al centro delle sue attenzioni, per questo da noi troverai un ambiente famigliare e amichevole che è parte integrante della nostra professionalità.
I nostri servizi più apprezzati sono:
- Impianti Dentali a carico immediato
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Dal 2020 trovi cure dentali di qualità anche nel territorio mantovano A GOITO nel Centro Dentale Vitaclinic.
Perché le persone ci scelgono
Entusiasmo e passione
Nel fare il nostro lavoro mettiamo sempre molto entusiasmo e passione. Siamo spinti dal desiderio di essere un punto di riferimento per il paziente e siamo costantemente aggiornati su pratiche innovative in ambito dentistico.
Ambiente famigliare
Uno dei punti cardine delle cliniche Seven Valley è il continuo dialogo e l’efficace comunicazione tra medico e paziente. I nostri specialisti, inoltre, dedicano attenzioni specifiche ai pazienti di ogni fascia d’età, a cominciare dai piccolissimi.
Tecnologie all’avanguardia
Utilizziamo tecnologie all’avanguardia, come la TAC 3D Cone Beam e la Diagnocam, mettendo il paziente nelle condizioni di comprendere il piano di cura proposto e di valutare autonomamente il preventivo.
Materiali d’eccellenza
Ci avvaliamo di fornitori italiani e aziende di primo livello in ambito mondiale. Il nostro laboratorio all’avanguardia ci fornisce lavorazioni eccellenti per ogni esigenza.
Certificazioni
Rilasciamo certificazioni di conformità e di garanzia per ogni intervento effettuato. Questo consente di tracciare tutti i lotti di produzione e di essere sempre sicuri della qualità del nostro operato.
Prima di pazienti, persone
La mission del gruppo Seven Valley è curare le persone attraverso rapporti umani solidi. Questo comporta fare del nostro meglio per costruire una cultura all’interno del nostro team che sia incentrata sulla persona.
Cosa ci contraddistingue
La persona al centro
Affidandoti a noi proverai la differenza di un trattamento in cui si tiene conto del valore della persona.
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In ogni clinica Seven Valley troverai sempre attrezzatura odontoiatrica di alto livello con materiali certificati e garantiti.
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Ogni persona in Seven Valley segue una costante formazione e una rigorosa selezione per un servizio d’eccellenza.
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- Implantologia a carico immediato
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- Ortodonzia all’avanguardia
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- Pedodonzia
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Dove
- 030 8901949 Sarezzo, clinica dentale Seven Valley
- 030 6897400 Nuvolera, clinica dentale poliambulatorio Dentalblu
- 0365 81196 Vestone, clinica dentale Vestoneclinic
- 0365 502676 – Moniga del Garda, studio dentale Dott. Stilo
- 0376 604790 – Goito (MN), Centro dentale Vitaclinic
da bsupmag | Giu 15, 2020 | Arte, Economia
A Veronafiere dal 30 settembre al 3 ottobre un’edizione speciale per il rilancio della filiera lapidea
Verona, 15 giugno 2020. La ripresa del settore della pietra naturale riparte da Marmomac. La manifestazione internazionale di riferimento per l’industria del marmo conferma l’appuntamento nel 2020 alla Fiera di Verona, dal 30 settembre al 3 ottobre.
Per sostenere una filiera che in Italia conta 3mila aziende e vale 2,6 miliardi di euro, di cui 1,8 di export, la rassegna veronese lancia il progetto “Marmomac Re-Start 2020”. Si tratta di un’edizione speciale di rilancio per il comparto lapideo nazionale verso la “nuova normalità” del post-emergenza Covid19.
Il mondo dei marmi, graniti, tecnologie di lavorazione e design, infatti, è stato messo a dura prova dal lockdown, dopo un 2019 che già si era chiuso in contrazione, facendo segnare un -7% alle esportazioni di prodotti lavorati made in Italy.
L’obiettivo di “Marmomac Re-start 2020” è quindi proporre a espositori e visitatori specializzati un format fieristico ancora più a misura delle rinnovate esigenze di business e internazionalità, sicuro dal punto di vista sanitario, con maggiori servizi e tariffe di partecipazione personalizzate.
Per ottobre, grazie ad attività mirate di incoming in collaborazione con la rete estera di ICE-Agenzia, si punta a richiamare in fiera a Verona operatori e buyer da tutto il mondo: un target da raggiungere partendo da un nucleo europeo, oggi già garantibile, per arrivare con il susseguirsi delle varie aperture a coinvolgere i diversi paesi per una internazionalità piena.
E per connettersi con i mercati extra-EU che non potranno ancora essere presenti a causa delle restrizioni, Marmomac sta realizzando strumenti innovativi per rendere possibili incontri b2b virtuali.
“Con Marmomac Re-Start – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – vogliamo assicurare alla più importante community mondiale del marmo di cui siamo promotori da 55 anni, un’edizione 2020 in totale sicurezza e nel segno del rilancio, per ripartire insieme a clienti, espositori e operatori, rispondendo alla sfida che il settore è chiamato a raccogliere. Si tratta di scommessa del sistema-Verona e più in generale del sistema- Paese, affinché la ripresa per l’industria lapidea parta dall’Italia, dove Veronafiere organizza l’evento leader”.
Sul fronte del layout espositivo, ci sono conferme e novità. Torna “The Italian Stone Theatre”, l’esposizione che racconta l’interazione tra pietra, progetti di grandi studi di architettura internazionali e tecnologie di lavorazione innovative sviluppate in Italia. Cambia, invece, il layout del salone, con il nuovo ingresso dalla porta Re Teodorico, l’utilizzo dei padiglioni 6, 9, 10, 11 e 12, e delle aree esterne B, D e Avenue E. Una soluzione logistica studiata anche in funzione del protocollo di sicurezza #safebusiness sviluppato insieme agli altri maggiori operatori fieristici nazionali.