BUONI POSTALI FRUTTIFERI – SERIE AA e 18 MESI: COSA SI PUÒ FARE?

BUONI POSTALI FRUTTIFERI – SERIE AA e 18 MESI: COSA SI PUÒ FARE?

Sono tantissime le richieste che riceviamo da parte di beneficiari di Buoni Fruttiferi Postali delle serie a termine AA e delle Serie a 18 mesi che si accorgono di essere in possesso di titoli il cui diritto all’incasso è prescritto. Purtroppo la questione è giuridica ed è dipesa dall’abrogazione della norma che prevedeva l’indicazione sui buoni fruttiferi postali dei rendimento e della scadenza dei Buoni stessi. In sostanza un disastro provocato dalla Stato. Il decreto del ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica disciplinante le “Condizioni generali di emissione di buoni postali fruttiferi ed emissione di due nuove serie di buoni” che istituì le nuove serie di BFP AA e a 18 mesi, abrogò infatti, anche il Decreto 8 ottobre 1998 del segretario generale delle comunicazioni di concerto con il direttore generale del tesoro recante “Caratteristiche tecniche dei buoni postali fruttiferi in euro” limitatamente all’art. 3, comma 2, seconda parte, dalle parole “All’atto di emissione del buono ….” alle parole “… ed il periodo di prescrizione”.

Cosa fare allora?

Qui si aprono due strade, la prima è relativa ai casi in cui i buoni fruttiferi della Seria AA e delle serie a 18 mesi non recano alcuna dicitura sul retro in merito alla serie, ai rendimenti e al periodo di prescrizione. In questi casi l’Arbitro Bancario Finanziario, tramite il proprio Collegio di Coordinamento, ha sancito dei requisiti molto stringenti per il rimborso: “La mancata consegna al sottoscrittore al momento dell’acquisto dei buoni del Foglio Informativo non impedisce all’intermediario di eccepire, allorché ne venga richiesto il pagamento, l’intervenuta prescrizione. Resta salva la possibilità, in presenza di idonea domanda e ricorrendone le necessarie con dizioni, di stigmatizzare l’omissione dell’intermediario sotto il profilo della responsabilità precontrattuale e/o dell’inadempimento, valorizzando la mancanza di trasparenza e l’inottemperanza al dovere di informazione e ponendo ciò a confronto con l’indubbia negligenza dell’investitore”. Occorre di conseguenza impostare correttamente il reclamo ed il successivo ricorso, altrimenti è opportuno rivolgersi ad un Giudice e non all’Abf.

La seconda strada è quella che si apre per i sottoscrittori dei buoni della serie AA e del- le Serie a 18 mesi che sono stati stampati secondo le indicazioni del primo Decreto Ministeriale, poi abrogato. Nelle Agenzie postali si sono usati fino ad esaurimento delle scorte, e l’indicazione “I rendimenti sono riportati sul bollo apposto sul presente buono” rappresenta un notevole punto a favore. Secondo la sentenza di Cassazione a Sezioni Unite 15/06/2007, n. 13979, il collocamento dei buoni dà luogo alla conclusione di un accordo negoziale tra emittente e sottoscrittore e, nell’ambito di detto accordo, l’intermediario propone al cliente e quest’ultimo accetta di porre in essere un’operazione finanziaria caratterizzata dalle condizioni espressamente indicate sul retro dei buoni oggetto di collocamento, i quali vengono compilati, firmati, bollati e consegnati al sottoscrittore dall’ufficio emittente. In poche parole, viene sancito il principio secondo cui vale ciò che è riportato dalle condizioni presenti sul Buoni Fruttifero, e niente altro. Quell’indicazione “I rendimenti sono riportati sul bollo apposto sul presente buono” risulta fuorviante per il portatore il quale senza l’indicazione dei rendimenti non è messo un grado di conoscere la scadenza, e senza la scadenza non può essere consapevole del termine entro il quale incassare i Buoni per evitare la prescrizione del proprio diritto.

Per tali Buoni, quindi, vedia- mo maggiori possibilità di riuscita. Per approfondimenti sul tema invitiamo alla lettura dell’articolo di Anna D’Antuono sul sito www.Aduc.it da cui è tratto il presente articolo.

Roberto Cappiello

CURA ITALIA POTENZIATI – GLI INCENTIVI PER CHI INVESTE IN PUBBLICITÀ

CURA ITALIA POTENZIATI – GLI INCENTIVI PER CHI INVESTE IN PUBBLICITÀ

Il credito di imposta sale al 30% di tutto l’investimento in advertising e lo sgravio non si applica più alla sola quota incrementale rispetto o all’anno precedente.

Tra gli strumenti che il Governo ha già messo in campo per fronteggiare l’emergenza economica legata alla pandemia in atto, c’è anche un potenziamento degli sgravi per chi investe in pubblicità. La novità è nel dl 17 marzo 2020 n.18, “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19“, meglio noto come “Cura Italia“.

Il comma 1 dell’articolo 98 aggiunge infatti un nuovo comma 1-ter all’articolo 57-bis del Dl n. 50/2017: con l’obiettivo di contrastare la crisi degli investimenti pubblicitari, in considerevole calo a causa dell’emergenza sanitaria e della conseguente chiusura delle attività commerciali, per il 2020 viene introdotto un regime straordinario di accesso al credito d’imposta spettante a imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica anche online e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali.

In particolare, rispetto alla norma vigente, viene previsto che il bonus – utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24 – sia riconosciuto, nel limite massimo di spesa stabilito con Dpcm, nella misura del 30% del valore di tutti gli investimenti effettuati e non già – come previsto dalla norma vigente – entro il tetto del 75% dei soli investimenti incrementali rispetto all’anno precedente, in ogni caso nel rispetto delle regole europee sugli aiuti de minimis (al massimo, 200mila euro di aiuti nell’arco di tre anni).

Per l’anno 2020, l’istanza telematica di ammissione al beneficio potrà essere presentata, secondo le modalità stabilite dall’articolo 5 del regolamento adottato con Dpcm n. 90/2018, nel periodo compreso tra il 1° e il 30 settembre, quindi con un extra-time di sei mesi rispetto all’ordinaria finestra temporale fissata dal 1° al 31 marzo. In ogni caso, le comunicazioni trasmesse a marzo saranno considerate valide.

VIRUS ED ECONOMIA: QUALI ANTICORPI?

VIRUS ED ECONOMIA: QUALI ANTICORPI?

Proseguono senza sosta i disagi creati dal nuovo Coronavirus, non solo in ambito sanitario e sociale, ma anche in quello economico. A pagare il prezzo più alto sono i piccoli commercianti e le pmi, ma anche le aziende, ahimè, meno strutturate. Sono tante le ricette economiche portate avanti dalle associazioni di categoria, tra cui UnionAlimentari Brescia, che per mezzo del suo Presidente, Paolo Uberti, ha raccolto le istanze di quanti ogni giorno faticano sempre più ad andare avanti.

Patron di Trismoka, Uberti ha iniziato a collaborare nell’attività di famiglia sin dai primi anni novanta, partendo dal basso, perché la conoscenza dell’attività a trecentosessanta gradi è alla base del successo. Presente nel mercato nazionale ed estero, Trismoka è una realtà leader nel settore, con un’attenzione particolare alla qualità del prodotto ed alla formazione della professionalità degli addetti al settore, sempre nel rispetto dell’ambiente.

Presidente, fresco di nomina ha immediatamente dovuto mettere mano a situazioni emergenziali…
«Diciamo che sono capitato in un periodo non semplice. Subito dopo la mia elezione di metà dicembre, è scoccata la preoccupazione tra gli imprenditori e i commercianti per i casi di meningite che hanno colpito il basso Sebino. Per fortuna zero danni. Il guaio è arrivato poco più di un mese dopo, quando l’emergenza Covid-19 ha spinto il Governo ad un lockdown generale. Le aziende stanno soffrendo, ed è proprio qui che noi giochiamo un ruolo cruciale per l’economia della nostra provincia».

Di cosa si occupa precisamente UnionAlimentari?
«Siamo incentrati sulla tutela della produzione alimentare a trecentosessanta gradi, con un lavoro volto all’ascolto delle istanze e alla presa in carico delle stesse le quali, poi, sottoponiamo ai vari livelli istituzionali in base alla competenza».

Ad oggi la produzione alimentare sembra non abbia subito la crisi. È l’unico comparto che lavora…
«Certamente il comparto alimentare è anticiclico, e tutte le aziende che lavorano con la GDO (Grande Distribuzione Organizzata, ndr), o con le botteghe di quartiere, sono protette e stanno vivendo una situazione florida, tant’è che non sono state fatte chiudere per legge. Tuttavia ci sono altrettante industrie alimentari che della qualità del prodotto ne hanno fatto una ragione, e, lavorando direttamente con la filiera dell’HoReCa, la crisi la stanno subendo essendo da molti mesi con fatturato a zero. Per questo è necessario fare un distinguo anche in vista di aiuti, e non generalizzare sull’industria alimentare».

Dunque, come risolvere questo gap?
«Non basta una mera suddivisione in base al codice Ateco. Occorre prendere in considerazione i fatturati dei comparti, all’interno degli stessi codici Ateco».

Appurata la diminuzione del fatturato a causa della crisi, quali aiuti ritiene più efficaci?
«L’imprenditore bresciano non va alla ricerca di contributi e non è abituato a chiedere la carità. Oggi, però, per continuare a portare avanti il sogno e il lavoro esercitato in tanti anni di sacrificio, necessita di un aiuto concreto. Noi lo abbiamo individuato nella concessione di un contributo a fondo perduto differenziato, in relazione alla diminuzione del fatturato, da usare in azienda a discrezione del titolare, con soli due vincoli: l’impegno a mantenere aperta l’attività, ovvero a mantenere tutte le risorse umane in essa impiegate».

Il Governo, ad oggi, ha previsto dei finanziamenti a tassi agevolati…
«La forma del finanziamento credo non sia sufficiente. Nessun imprenditore vuole portare avanti la propria attività indebitandosi, senza colpa né merito».

Prima di salutarci, vuole lanciare un appello?
«Come Apindustria, di cui UnionAlimentari fa parte, ci siamo dati un obiettivo di responsabilità, lanciando l’appello “paga il fornitore”. Rispettare il più possibile gli im- pegni significa contribuire a far star bene l’intero settore. Infine, il mio auspicio è che le aziende alimentari bresciane che vogliano partecipare al miglioramento di tutto il comparto, mi contattino. Io sono più che disposto a coinvolgere tutti, il più possibile. Perché più siamo e meglio riusciamo a dare la giusta autorevolezza alla risoluzione dei problemi».

Stefano Bertazzoni

RIMETTERSI IN FORMA?

RIMETTERSI IN FORMA?

I 5 CONSIGLI POST LOCKDOWN

Il Coronavirus ha imposto a tutta la popolazione scelte di responsabilità, riducendo inevitabilmente la quantità di esercizio fisico svolto ed – ahimè per le nostre curve – aumentando la sedentarietà. È importante riattivarsi progressivamente ad un corretto stile di vita.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE FISIOLOGICHE DELLA RIDOTTA ATTIVITÀ FISICA?

La riduzione della quantità quotidiana di attività fisica (detraining) comporta una perdita parziale degli adattamenti fisiologici indotti dall’esercizio fisico. La capacità di svolgere attività aerobiche si riduce già dopo 2 settimane di inattività, come conseguenza di una riduzione della capacità del cuore di spingere il sangue verso i tessuti periferici. Nello stesso modo, il detraining causa alterazioni sia nella struttura che nella funzionalità del muscolo: la forza e la potenza muscolare sono tutte influenzate negativamente da periodi più o meno lunghi di detraining, fino a portare il mu- scolo a non disporre più delle sue caratteristiche funzionali e strutturali se l’inattività è prolungata.

QUALI RACCOMANDAZIONI PER LA RIPRESA DELL’ATTIVITÀ FISICA?

Nell’ideazione e nello svolgimento delle sessioni di esercizio fisico sarà quindi importante attenersi a determinate indicazioni: in particolare – assistiti o meno da un personal trainer – ecco le 5 regole fondamentali per una corretta ripartenza.

#GRADUALITÀ. È fondamentale rispettare un concetto di gradualità nella ripresa. Una ripresa dell’attività fisica aumentando sia volume che intensità, ma senza modulare al meglio i tempi di recupero, potrebbe comportare eccessiva stanchezza o, in alcuni casi, causare infortuni muscolari. Il “ricondizionamento fisico” dovrebbe prevedere un programma di allenamento contenente esercizi posturali, di stretching, di corestability e di equilibrio. Raggiunti questi obiettivi di base, sarebbe consigliato introdurre esercizi per l’aumento del tono muscolare e, contemporaneamente un programma di attività di resistenza per migliorare la capacità aerobica.

#QUANTITÀ. Il suggerimento è quello di mantenere uno stile di vita attivo dedicando almeno 30-45 minuti – almeno 3 volte a settimana – alla pratica di attività per permettere il mantenimento di un buono stato di salute.

#INTENSITÀ. Per le attività di tipo aerobico consiglio un’attività a intensità moderata per la maggior parte della settimana, con una parte delle singole sedute svolta ad intensità più alta. La scelta ideale dovrebbe quindi essere quella di svolgere attività di intensità moderata, con frequenza cardiaca intorno al 60-70% della massima frequenza cardiaca teorica (generalmente calcolata con la formula: FCmax = 208 – 0.7 X età). Se non si può monitorare la frequenza cardiaca durante l’esercizio, ci si può basare sul livello di fatica percepito, cercando di gestire l’intensità tra leggero e moderatamente intenso (si percepisce lo sforzo impegnativo ma sono in grado di parlare mentre faccio esercizio).

#FREQUENZA. Consiglio di praticare esercizio fisico nella maggior parte dei giorni della settimana (almeno 3 volte), associando attività aerobiche di moderata intensità in combinazione con esercizi di rafforzamento muscolare e flessibilità almeno due volte a settimana.

#MODALITÀ. Il programma di attività fisica dovrebbe comprendere sia attività per la tonificazione muscolare sia attività aerobica. Per il mantenimento del tono muscolare si possono usare piccoli pesi e/o elastici. Nel caso non fossero a disposizione, si possono praticare esercizi a corpo libero (ad es. piegamenti e flessioni) o sostituire i pesi con oggetti di uso quotidiano (ad es. bottiglie d’acqua, libri, ecc.). Per le attività aerobiche, si può marciare sul posto, saltare la corda o utilizzare le scale. Le varie fasi di esercizio o i diversi esercizi possono essere intervallati da fasi di riposo che, con il migliorare delle condizioni fisiche, possono ridursi di durata. Prima dell’inizio dell’attività fisica dedicate 5 minuti allo stretching ed altrettanto dedicare gli ultimi 5 minuti ad una fase di defaticamento con esercizi di stretching.

Provate a seguire i miei consigli e ditemi cosa ne pensate con l’augurio di una buona ripresa degli allenamenti e ricordandoci che l’attività fisica fa bene al corpo ma anche alla mente e tutti sappiamo quanto in questo momento ne abbiamo bisogno!
Stay safe.

Info & Credits: Roberta Colico
PH: 338 4410804
FB: @Glutei UP/@Glutei UP Fitness
IG: @_gluteiup_fit
WEB: www.menssanagluteiup.it

di Roberta Colico

poesia – LA FARFALLA

LA FARFALLA
di Tuly Sigalini

Tutto in te era meraviglia…
Mentre gli altri si affaccendavano,
tu ti impegnavi ad ammirare il cielo.
Sugli alberi fioriva primavera
e tu ne rispecchiavi il guardo.
Ti adornavi di grappoli e bocciuoli
e così vestita, seppur disarmata,
uscivi in mezzo alle tempeste.
Qualcuno diceva che eri strana,
così circondato dalla bruttezza
da non vedere il tuo combatterla.
Parlavi ai sordi sperando di entrarci.
Disegnavi per i ciechi convinta di colorarli.
Cantavi per i muti sognando di intonarli.
E quando veniva sera ti posavi, stanca,
ma non c’era riposo per chi, come te,
voleva risolvere con le equazioni dei sogni
ciò che ti sembrava sbagliato, superficiale,
così lasciavi tutto in sospeso per il domani.
E così ogni giorno, in ogni stagione,
mai stanca eppur così vulnerabile
da far pensare che un colpo di vento
avrebbe potuto spezzare le tue ali,
lasciando così il mondo un po’ più solo.
Tutto in te era meraviglia…

***