L’ULTIMO ADDIO A DOMENICO CARTAPANI

L’ULTIMO ADDIO A DOMENICO CARTAPANI

La storica azienda di torrefazione bresciana saluta commossa il suo fondatore.


Brescia, 18 maggio. Caffè Cartapani abbraccia per l’ultima volta con cordoglio il suo fondatore Domenico Cartapani, nato nel 1930 a Borgosatollo e scomparso oggi all’età di novant’anni.

Una vita ricca di lavoro e soddisfazione che incomincia per Domenico già da piccolo, a soli 11 anni infatti, fu assunto come apprendista droghiere, dimostrando fin da subito entusiasmo e carattere, qualità che lo hanno contraddistinto e reso l’imprenditore bresciano stimato e amato che era.

Era il 1951 quando insieme al fratello Mario aprì la “Costarica Caffè dei F.lli Cartapani”. Dopo poco più di un anno, decisero di mantenere come nome della torrefazione solo “Cartapani”.

Una tostatrice usata, una macina, la vendita al dettaglio, le prime consegne in bicicletta così inizia il percorso della torrefazione bresciana.

E come tutte le eccellenze Made In Italy, anche la storia di Caffè Cartapani, è fin dall’inizio, una scelta ispirata dalla ricerca del buono, dalla volontà di fare la differenza in termini di alta qualità.

Domenico è sempre rimasto attivo in azienda fino al 2019 quando per motivi di età e salute ha passato il testimone della presidenza, rimanendo però presente in consiglio di amministrazione. Sempre pronto ad elargire consigli e suggerimenti è stata una figura presente e affezionata all’impresa e ai dipendenti che lo ricordano con affetto e riconoscenza.

Fase 2 – ELNÒS SHOPPING RIAPRE IN SICUREZZA

Fase 2 – ELNÒS SHOPPING RIAPRE IN SICUREZZA

Dopo il lockdown, riaprono un centinaio di negozi nel centro commerciale bresciano. Ulteriori riaperture sono attese nei prossimi giorni.


Dopo 65 giorni di chiusura totale, ELNÒS Shopping riapre le porte seguendo con scrupolo tutte le raccomandazioni delle autorità competenti per garantire il massimo confort e ridurre al minimo disagio per i visitatori. Molte le misure implementate per aiutare i clienti a orientarsi e preservare la propria salute e quella degli altri visitatori: dalle grafiche a pavimento che invitano a mantenere distanze interpersonali di sicurezza, alla riorganizzazione delle aree relax e dei servizi comuni in galleria, passando per una campagna di comunicazione interna dedicata, per ricordare alle persone le buone prassi per una nuova socialità, in comfort e sicurezza. Sono inoltre state incrementate tutte le misure di pulizia e disinfezione delle aree comuni normalmente in essere, predisposte postazioni per la rilevazione della temperatura ad ogni ingresso e installati dispenser addizionali con disinfettante per le mani.

 

«La salute dei nostri collaboratori, clienti e partner è sempre stata la nostra massima priorità», racconta Giovanni Umberto Marzini, direttore di ELNÒS Shopping. «Successivamente, abbiamo supportato i negozi azzerando loro affitti e spese per l’intero periodo di chiusura. Il Gruppo Ingka su questo aspetto ha dimostrato grande attenzione e un corretto bilanciamento tra sicurezza e operatività. Nel limite del possibile, abbiamo cercato di mantenere attivo il dialogo con il territorio, attraverso i social network e il sito del centro commerciale, mettendo a disposizione i nostri spazi virtuali per valorizzare e supportare le molte iniziative benefiche e culturali nate in questo periodo straordinario. Abbiamo cercato di supportare concretamente la comunità, insieme ad AiutiAMO Brescia e con altri piccoli progetti di sostegno. Per la gestione della riapertura avevamo inoltre predisposto, e condiviso con gli organi di Pubblica Sicurezza Locale, un piano operativo che prevedesse diversi scenari, in base alle condizioni metereologiche e ai flussi di visitatori stimati, e siamo soddisfatti di quanto predisposto per offrire un ambiente quanto più sicuro e organizzato».

 

Il centro commerciale bresciano ha modificato temporaneamente gli orari di apertura e resterà aperto dalle ore 10 alle 20 (21.30 per la food court), dal lunedì alla domenica, fino a nuove comunicazioni. Ciascun cliente è in ogni caso invitato a verificare sul sito elnosshopping.info quali negozi sono già aperti ed eventualmente con quali orari speciali.

Comunicato stampa

L’ICTUS NELL’ERA COVID – INTERVISTA A MAURO MAGONI

L’ICTUS NELL’ERA COVID – INTERVISTA A MAURO MAGONI

L’ictus cerebrale rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa assoluta di disabilità: un triste primato. In Italia ogni anno, circa 185 mila persone vengono colpite da ICTUS cerebrale. Di queste 150 mila sono i nuovi casi, mentre 35 mila sono gli ICTUS che si ripetono dopo il primo episodio. In provincia di Brescia ci sono circa tre mila casi di ictus all’anno, e l’incidenza è proporzionale all’età della popolazione: è bassa fino a 40-45 anni, poi aumenta gradualmente per impennarsi dopo i 70 anni. L’ictus può essere ischemico (80% dei casi) legato all’occlusione di un’arteria cerebrale, o emorragico (20% dei casi) dovuto alla rottura di un vaso cerebrale. Il nuovo Coronavirus, Covid-19, è entrato prepotentemente nella vita di ognuno di noi e le sue complicazioni hanno interessato anche il versante neurologico, ed in particolare quello delle malattie cerebrovascolari.
Nonostante ciò, nessun paziente è mai stato abbandonato a sé stesso, come ci conferma il Direttore della Neurologia Vascolare e del Dipar- timento di Scienze Neurologiche e della Visione dell’ASST Spedali Civili di Brescia, dott. Mauro Magoni.

Il reparto che dirige è un importante centro Hub Regionale e un punto di riferimento in tutta Italia per la terapia acuta contro l’ictus ischemico, grazie alla quale la prognosi del paziente è nettamente migliorata. Ci può spiegare meglio di cosa si tratta?
«Grazie all’utilizzo di un farmaco trombolitico che scioglie il trombo e alla possibilità di eseguire la trombectomia meccanica nell’occlusione dei grossi vasi, ovvero di entrare nell’arteria aspirando il coagulo che ostruisce il flusso, abbiamo avuto un netto miglioramento della prognosi del paziente colpito da ictus, che può anche avere un recupero completo del deficit neurologico. Questa doppia terapia si chiama Terapia Combinata, che è possibile se il paziente giunge rapidamente in ospedale, entro le sei ore dall’esordio dei sintomi».

E se ciò non dovesse avvenire?
«Nel caso in cui il paziente non dovesse giungere in ospedale in tempo per effettuare la Terapia Combinata, si procederà con il ricovero in Stroke Unit e con la somministrazione della terapia farmacologica adeguata. Il tutto accompagnato dal monitoraggio accurato del paziente, importante per scongiurare le possibili complicanze, come la polmonite, l’infarto cardiaco od un’embolia polmonare, che potrebbero portare al decesso del paziente».

Quanti pazienti sono stati trattati lo scorso anno con la Terapia Combinata?
«Dagli ultimi dati disponibili, il 33% dei ricoverati è stato trattato con questa terapia».

Da alcuni studi emerge una correlazione tra infezione da covid-19 e patologie cerebro-vascolari. È così?
«Purtroppo sì: abbiamo osservato che ci sono stati casi di pazienti covid positivi che hanno avuto un ictus legato proprio all’infezione. Il covid-19, infatti, determina un’alterazione dei fattori della coagulazione e un’iper-infiammazione, generando complicanze quali l’ictus, ma anche l’embolia polmonare e l’infarto cardiaco. A questi pazienti covid positivi, le terapie effettuate, purtroppo, non sempre hanno sortito gli effetti desiderati».

In che senso?
«Un paziente covid positivo, spesso parte già con un quadro clinico devastante, aggravato, per giunta, dalla complicanza dell’ictus. Se un paziente con insufficienza respiratoria da covid viene colpito da ictus e, spesso, presenta anche fenomeni di tipo emorragico a livello cerebrale, allora nono- stante le terapie il tasso di mortalità sale e può raggiungere valori dieci volte superiore rispetto ad un paziente in condizioni normali, ovvero covid negativo».

Direttore come è stato affrontata la gestione del paziente covid positivo con complicanze neurologiche agli Spedali Civili?
«Noi abbiamo riconvertito sedici posti letto neurologici in un’unità covid separata. In questo modo abbiamo potuto sempre garantire un doppio percorso e trattamento ai pazienti covid positivi e a quelli negativi, anche durante la fase più critica dell’emergenza. Tuttora è presente un percorso neurologico sparato per il paziente covid positivo e ciò garantisce da un punto di vista infettivologico il paziente negativo».

BUONI POSTALI FRUTTIFERI – SERIE AA e 18 MESI: COSA SI PUÒ FARE?

BUONI POSTALI FRUTTIFERI – SERIE AA e 18 MESI: COSA SI PUÒ FARE?

Sono tantissime le richieste che riceviamo da parte di beneficiari di Buoni Fruttiferi Postali delle serie a termine AA e delle Serie a 18 mesi che si accorgono di essere in possesso di titoli il cui diritto all’incasso è prescritto. Purtroppo la questione è giuridica ed è dipesa dall’abrogazione della norma che prevedeva l’indicazione sui buoni fruttiferi postali dei rendimento e della scadenza dei Buoni stessi. In sostanza un disastro provocato dalla Stato. Il decreto del ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica disciplinante le “Condizioni generali di emissione di buoni postali fruttiferi ed emissione di due nuove serie di buoni” che istituì le nuove serie di BFP AA e a 18 mesi, abrogò infatti, anche il Decreto 8 ottobre 1998 del segretario generale delle comunicazioni di concerto con il direttore generale del tesoro recante “Caratteristiche tecniche dei buoni postali fruttiferi in euro” limitatamente all’art. 3, comma 2, seconda parte, dalle parole “All’atto di emissione del buono ….” alle parole “… ed il periodo di prescrizione”.

Cosa fare allora?

Qui si aprono due strade, la prima è relativa ai casi in cui i buoni fruttiferi della Seria AA e delle serie a 18 mesi non recano alcuna dicitura sul retro in merito alla serie, ai rendimenti e al periodo di prescrizione. In questi casi l’Arbitro Bancario Finanziario, tramite il proprio Collegio di Coordinamento, ha sancito dei requisiti molto stringenti per il rimborso: “La mancata consegna al sottoscrittore al momento dell’acquisto dei buoni del Foglio Informativo non impedisce all’intermediario di eccepire, allorché ne venga richiesto il pagamento, l’intervenuta prescrizione. Resta salva la possibilità, in presenza di idonea domanda e ricorrendone le necessarie con dizioni, di stigmatizzare l’omissione dell’intermediario sotto il profilo della responsabilità precontrattuale e/o dell’inadempimento, valorizzando la mancanza di trasparenza e l’inottemperanza al dovere di informazione e ponendo ciò a confronto con l’indubbia negligenza dell’investitore”. Occorre di conseguenza impostare correttamente il reclamo ed il successivo ricorso, altrimenti è opportuno rivolgersi ad un Giudice e non all’Abf.

La seconda strada è quella che si apre per i sottoscrittori dei buoni della serie AA e del- le Serie a 18 mesi che sono stati stampati secondo le indicazioni del primo Decreto Ministeriale, poi abrogato. Nelle Agenzie postali si sono usati fino ad esaurimento delle scorte, e l’indicazione “I rendimenti sono riportati sul bollo apposto sul presente buono” rappresenta un notevole punto a favore. Secondo la sentenza di Cassazione a Sezioni Unite 15/06/2007, n. 13979, il collocamento dei buoni dà luogo alla conclusione di un accordo negoziale tra emittente e sottoscrittore e, nell’ambito di detto accordo, l’intermediario propone al cliente e quest’ultimo accetta di porre in essere un’operazione finanziaria caratterizzata dalle condizioni espressamente indicate sul retro dei buoni oggetto di collocamento, i quali vengono compilati, firmati, bollati e consegnati al sottoscrittore dall’ufficio emittente. In poche parole, viene sancito il principio secondo cui vale ciò che è riportato dalle condizioni presenti sul Buoni Fruttifero, e niente altro. Quell’indicazione “I rendimenti sono riportati sul bollo apposto sul presente buono” risulta fuorviante per il portatore il quale senza l’indicazione dei rendimenti non è messo un grado di conoscere la scadenza, e senza la scadenza non può essere consapevole del termine entro il quale incassare i Buoni per evitare la prescrizione del proprio diritto.

Per tali Buoni, quindi, vedia- mo maggiori possibilità di riuscita. Per approfondimenti sul tema invitiamo alla lettura dell’articolo di Anna D’Antuono sul sito www.Aduc.it da cui è tratto il presente articolo.

Roberto Cappiello

CURA ITALIA POTENZIATI – GLI INCENTIVI PER CHI INVESTE IN PUBBLICITÀ

CURA ITALIA POTENZIATI – GLI INCENTIVI PER CHI INVESTE IN PUBBLICITÀ

Il credito di imposta sale al 30% di tutto l’investimento in advertising e lo sgravio non si applica più alla sola quota incrementale rispetto o all’anno precedente.

Tra gli strumenti che il Governo ha già messo in campo per fronteggiare l’emergenza economica legata alla pandemia in atto, c’è anche un potenziamento degli sgravi per chi investe in pubblicità. La novità è nel dl 17 marzo 2020 n.18, “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19“, meglio noto come “Cura Italia“.

Il comma 1 dell’articolo 98 aggiunge infatti un nuovo comma 1-ter all’articolo 57-bis del Dl n. 50/2017: con l’obiettivo di contrastare la crisi degli investimenti pubblicitari, in considerevole calo a causa dell’emergenza sanitaria e della conseguente chiusura delle attività commerciali, per il 2020 viene introdotto un regime straordinario di accesso al credito d’imposta spettante a imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica anche online e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali.

In particolare, rispetto alla norma vigente, viene previsto che il bonus – utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24 – sia riconosciuto, nel limite massimo di spesa stabilito con Dpcm, nella misura del 30% del valore di tutti gli investimenti effettuati e non già – come previsto dalla norma vigente – entro il tetto del 75% dei soli investimenti incrementali rispetto all’anno precedente, in ogni caso nel rispetto delle regole europee sugli aiuti de minimis (al massimo, 200mila euro di aiuti nell’arco di tre anni).

Per l’anno 2020, l’istanza telematica di ammissione al beneficio potrà essere presentata, secondo le modalità stabilite dall’articolo 5 del regolamento adottato con Dpcm n. 90/2018, nel periodo compreso tra il 1° e il 30 settembre, quindi con un extra-time di sei mesi rispetto all’ordinaria finestra temporale fissata dal 1° al 31 marzo. In ogni caso, le comunicazioni trasmesse a marzo saranno considerate valide.

VIRUS ED ECONOMIA: QUALI ANTICORPI?

VIRUS ED ECONOMIA: QUALI ANTICORPI?

Proseguono senza sosta i disagi creati dal nuovo Coronavirus, non solo in ambito sanitario e sociale, ma anche in quello economico. A pagare il prezzo più alto sono i piccoli commercianti e le pmi, ma anche le aziende, ahimè, meno strutturate. Sono tante le ricette economiche portate avanti dalle associazioni di categoria, tra cui UnionAlimentari Brescia, che per mezzo del suo Presidente, Paolo Uberti, ha raccolto le istanze di quanti ogni giorno faticano sempre più ad andare avanti.

Patron di Trismoka, Uberti ha iniziato a collaborare nell’attività di famiglia sin dai primi anni novanta, partendo dal basso, perché la conoscenza dell’attività a trecentosessanta gradi è alla base del successo. Presente nel mercato nazionale ed estero, Trismoka è una realtà leader nel settore, con un’attenzione particolare alla qualità del prodotto ed alla formazione della professionalità degli addetti al settore, sempre nel rispetto dell’ambiente.

Presidente, fresco di nomina ha immediatamente dovuto mettere mano a situazioni emergenziali…
«Diciamo che sono capitato in un periodo non semplice. Subito dopo la mia elezione di metà dicembre, è scoccata la preoccupazione tra gli imprenditori e i commercianti per i casi di meningite che hanno colpito il basso Sebino. Per fortuna zero danni. Il guaio è arrivato poco più di un mese dopo, quando l’emergenza Covid-19 ha spinto il Governo ad un lockdown generale. Le aziende stanno soffrendo, ed è proprio qui che noi giochiamo un ruolo cruciale per l’economia della nostra provincia».

Di cosa si occupa precisamente UnionAlimentari?
«Siamo incentrati sulla tutela della produzione alimentare a trecentosessanta gradi, con un lavoro volto all’ascolto delle istanze e alla presa in carico delle stesse le quali, poi, sottoponiamo ai vari livelli istituzionali in base alla competenza».

Ad oggi la produzione alimentare sembra non abbia subito la crisi. È l’unico comparto che lavora…
«Certamente il comparto alimentare è anticiclico, e tutte le aziende che lavorano con la GDO (Grande Distribuzione Organizzata, ndr), o con le botteghe di quartiere, sono protette e stanno vivendo una situazione florida, tant’è che non sono state fatte chiudere per legge. Tuttavia ci sono altrettante industrie alimentari che della qualità del prodotto ne hanno fatto una ragione, e, lavorando direttamente con la filiera dell’HoReCa, la crisi la stanno subendo essendo da molti mesi con fatturato a zero. Per questo è necessario fare un distinguo anche in vista di aiuti, e non generalizzare sull’industria alimentare».

Dunque, come risolvere questo gap?
«Non basta una mera suddivisione in base al codice Ateco. Occorre prendere in considerazione i fatturati dei comparti, all’interno degli stessi codici Ateco».

Appurata la diminuzione del fatturato a causa della crisi, quali aiuti ritiene più efficaci?
«L’imprenditore bresciano non va alla ricerca di contributi e non è abituato a chiedere la carità. Oggi, però, per continuare a portare avanti il sogno e il lavoro esercitato in tanti anni di sacrificio, necessita di un aiuto concreto. Noi lo abbiamo individuato nella concessione di un contributo a fondo perduto differenziato, in relazione alla diminuzione del fatturato, da usare in azienda a discrezione del titolare, con soli due vincoli: l’impegno a mantenere aperta l’attività, ovvero a mantenere tutte le risorse umane in essa impiegate».

Il Governo, ad oggi, ha previsto dei finanziamenti a tassi agevolati…
«La forma del finanziamento credo non sia sufficiente. Nessun imprenditore vuole portare avanti la propria attività indebitandosi, senza colpa né merito».

Prima di salutarci, vuole lanciare un appello?
«Come Apindustria, di cui UnionAlimentari fa parte, ci siamo dati un obiettivo di responsabilità, lanciando l’appello “paga il fornitore”. Rispettare il più possibile gli im- pegni significa contribuire a far star bene l’intero settore. Infine, il mio auspicio è che le aziende alimentari bresciane che vogliano partecipare al miglioramento di tutto il comparto, mi contattino. Io sono più che disposto a coinvolgere tutti, il più possibile. Perché più siamo e meglio riusciamo a dare la giusta autorevolezza alla risoluzione dei problemi».

Stefano Bertazzoni