da bsupmag | Giu 16, 2020 | Economia, Salute & Benessere
«Vi cito i dati riportati da Odontoiatria33: nel 2007 i laboratori odontotecnici erano 15.165; nel 2017 11.933. Il mercato ha subito un calo di ben 3.232 laboratori. Ad oggi un ulteriore calo di 2.537 unità, arrivando in Italia ad avere solo 9.396 laboratori. E non è finita. Post Covid si prevede una stima drammatica del calo. Negli ultimi vent’anni il lavoro dell’odontotecnico, come quello di molti artigiani, è andato in forte crisi. Siamo passati da una dolce vita ad una vita molto difficile e piena di difficoltà quotidiane, ormai per tutti i tecnici del settore.
La maggior parte degli odontotecnici vive sul filo del rasoio. Non sa nemmeno più se riuscirà a pagare le tasse del terzo, scomodo, socio: lo Stato. La situazione sta diventando davvero drammatica.
A dire il vero, è sempre stato un lavoro sotto retribuito, ma l’averlo fatto con tanto amore e dedizione, da me come pure dai miei colleghi, ci ha permesso di andare avanti. Ora, però, siamo arrivati alla frutta. Dopo la crisi del 2010 e quella del Covid-19 del 2020, sarà molto difficile che gli odontotecnici riaprano la loro attività. Questo è certamente un problema sia per i giovani ragazzi che escono dalla scuola e si apprestano al mondo del lavoro, sia per quanti, come me, sono già avviati nel mondo lavorativo con una famiglia alle spalle da mantenere. Fare l’artigiano e non riuscire più a sostenere i fabbisogni della propria famiglia è un processo che distrugge la mente, tutti i giorni, sempre di più.
Io sono a contatto con queste realtà molto spesso, visto che oltre ad essere nel settore dentale da trentanove anni, faccio anche parte del team di volontari di “Imprenditore non sei solo”, un’Associazione all’interno della Scuola di Business e Marketing di Bologna creata da Paolo Ruggeri, per aiutare proprio le piccole partita iva in difficoltà. Sono certo che, dopo il Covid, purtroppo, entreranno in questa Scuola anche gli odontotecnici, per farsi aiutare. Ho tanti amici nel settore che mi dicono che ormai sono arrivati alla frutta a livello economico».
Quali sono le cause di questa crisi di settore?
«Le cause sono molteplici. Ho citato prima le due crisi mondiali che hanno investito quasi tutti i settori dell’economia. In aggiunta, nel mio settore, c’è stato l’avvento delle grosse società dentali che hanno segmentato il mercato. Le grandi catene dentistiche che oggi giorno da sole fanno il 50% del fatturato dentale verso i pazienti, impongono il listino prezzi del laboratorio e, quindi, l’odontotecnico si deve adeguare facendo produzioni a prezzi stracciati e di qualità bassa, altrimenti rischia di perdere quella grossa fetta di mercato. Inoltre, molti dentisti a causa della crisi hanno chiuso anticipatamente gli studi che, una volta, tenevano aperti fino ai 70 anni suonati, andando in pensione. Altri, invece, sopra i 50 anni hanno deciso di andare a lavorare per queste catene di studi per arrivare al momento della pensione. Ovviamente gli odontotecnici che lavoravano per loro si sono trovati senza lavoro.
Oltre a questi fatti, il classico laboratorio odontotecnico si trova a pagare sempre più tasse anno dopo anno e l’adeguamento dei nuovi laboratori alle normative sempre più costose imposte dal ministero non permettono al tecnico di rientrare dei costi. Da una parte strozzato dalle tasse e dalle normative sempre più incalzanti e dall’altra parte gli studi dentistici che sono sempre maggiormente in crisi e non riescono più a fornire la benzina per andare avanti. A tutto questo aggiungiamo i costi delle materie prime diventati una follia ed i costi dei macchinari che hanno raggiunto prezzi vertiginosi, tra i 50 e i 70 mila euro per comperare determinati macchinari moderni per le lavorazioni più particolari che, poi, sono vendute sotto costo.
Siamo passati dai piccoli laboratori di quando ho iniziato io, negli anni ottanta, che richiedevano poco spazio e un numero esiguo di macchinari, a laboratori che per aderire alle nuove normative hanno bisogno di grandi spazi per dare ai collaboratori spogliatoi adeguati, reception, bagni opzionali, docce, sale per mangiare, aerazioni forzate. Siamo arrivati al punto di non ritorno».
Ma se il mercato è in questa drammatica situazione, a cosa serve il libro?
«Il corso che ho inserito nel libro, che successivamente uscirà anche in versione video e audio-libro, serve a trovare nuovi clienti dentisti, nonostante il mercato sia in crisi. Serve agli odontotecnici per non morire e ripartire. Il futuro dell’odontotecnico in Italia percorrerà due strade: la iper-specializzazione da un lato, e i super-laboratori con centinaia di dipendenti, sullo stile di quelli statunitensi e australiani, dall’altro.
Per percorrere almeno una delle due strade, il tecnico deve passare dal collo di bottiglia che in questo momento è rappresentato dalla capacità di trovare il modo di avere un appuntamento con lo studio dentistico per presentare i suoi lavori.
Li andiamo a lavorare noi, io ed il team. Io faccio solo una piccola parte del lavoro. Metto la mia lunghissima esperienza nel lancio di brand e nel settore dentale, all’umile servizio del mio socio e dei suoi collaboratori, giovani e bravissimi».
Quale difficoltà riscontrano i tecnici dentali nel trovare nuovi clienti dentisti?
«Oggi giorno gli odontotecnici non hanno nemmeno la possibilità di presentare il loro listino prezzi ed il loro lavoro ai dentisti, perché anche i dentisti hanno avuto grosse flessioni dei fatturati e non hanno tempo da dedicare al nuovo odontotecnico».
Quindi, quale formula hai usato in questi anni?
«I quattro passaggi che cambiano la vita di ogni odontotecnico che inizi ad applicarli: analisi del cliente nuovo, riscaldamento del cliente, telefonata e appuntamento. Quattro passaggi molto semplici ma fondamentali, da fare senza fretta e con attenzione, che portano l’odontotecnico che li applica a presentare i suoi manufatti protesici ai dentisti. Un passaggio obbligatorio per acquisire il nuovo cliente, un appuntamento che anni fa era difficile da ottenere, e oggi praticamente impossibile se non applichi determinati passaggi che spiego proprio nel corso.
Il corso è semplice e spiegato passo dopo passo, in modo che anche i miei colleghi possano arrivare all’appuntamento con il dentista nel modo più facile possibile. Io l’ho studiato sui libri di vendita del mercato statunitense, scritti dai grandi insegnanti delle vendite come Iay Abraham, Al Ries, Brian Tracy, Jack Trought. Libri che invito i miei colleghi odontotecnici a leggere in modo che capiscano che i metodi per riuscire ad evitare la banca rotta del laboratorio, esistono veramente».
Il Libro-Corso lo hai scritto da solo?
«Assolutamente no. Sono allievo della scuola di marketing di Frank Merenda e lui mi ha fatto aprire gli occhi, facendomi capire che la condivisione dei percorsi personali quando si hanno i risultati tangibili, ma sempre fatta. Si devono aiutare gli altri nel miglior modo possibile in modo che anche loro possano usufruire del tuo percorso di successo».
Quale percorso hai fatto tu sino ad oggi?
«Ho terminato la scuola di odontotecnico nel 1984 ed ho iniziato subito a lavorare. Ovviamente venivo pagato una miseria nel mio primo lavoro di odontotecnico, ma poi ho aperto la partita iva e mi son messo in società con un altro odontotecnico, che ringrazio tutt’ora, ciao Beppe! Ho gestito il lavoro per anni lavorando fino a dodici ma anche quattordici ore al giorno, sabato e domenica mattina compresi. E Beppe lo può confermare… Quante notti passate a lavorare, ma d’altronde per rientrare dei costi, era assolutamente necessario».
Quando è arrivata la svolta nel tuo lavoro?
«Nel 2010, quando ho iniziato a leggere i libri di marketing e vendite ed ho capito la possibilità di espansione di un business. Cioè, negli Stati Uniti esistono dei percorsi veri e propri che insegnano come espandere l’attività sino a renderla ben strutturata, oppure anche mettendola a rendita automatica. Io ho iniziato il percorso di espansione con l’obiettivo di diventare molto affermato nel settore dentale all’interno della nostra provincia, ma poi ho capito che non sapevo gestire i dipendenti. Allora ho deviato il mio progetto e, come insegna il mio maestro Francesco, ho messo la mia attività a rendita automatica, controllandola solo da esterno e dedicandomi ad altro, appunto il marketing per odontotecnici. Questo libro è nato proprio dalla volontà di spiegare anche agli odontotecnici come possono uscire dal tunnel in cui questa economia li, o meglio ci, ha costretti, ma anche per insegnare ai più giovani come evitare di finire in quel tunnel molto pericoloso e che in tanti casi porta addirittura al triste arrendimento delle persone, che può sfociare nel suicidio».
A cura di Roberto Checchi
da bsupmag | Giu 15, 2020 | Arte, Economia
A Veronafiere dal 30 settembre al 3 ottobre un’edizione speciale per il rilancio della filiera lapidea
Verona, 15 giugno 2020. La ripresa del settore della pietra naturale riparte da Marmomac. La manifestazione internazionale di riferimento per l’industria del marmo conferma l’appuntamento nel 2020 alla Fiera di Verona, dal 30 settembre al 3 ottobre.
Per sostenere una filiera che in Italia conta 3mila aziende e vale 2,6 miliardi di euro, di cui 1,8 di export, la rassegna veronese lancia il progetto “Marmomac Re-Start 2020”. Si tratta di un’edizione speciale di rilancio per il comparto lapideo nazionale verso la “nuova normalità” del post-emergenza Covid19.
Il mondo dei marmi, graniti, tecnologie di lavorazione e design, infatti, è stato messo a dura prova dal lockdown, dopo un 2019 che già si era chiuso in contrazione, facendo segnare un -7% alle esportazioni di prodotti lavorati made in Italy.
L’obiettivo di “Marmomac Re-start 2020” è quindi proporre a espositori e visitatori specializzati un format fieristico ancora più a misura delle rinnovate esigenze di business e internazionalità, sicuro dal punto di vista sanitario, con maggiori servizi e tariffe di partecipazione personalizzate.
Per ottobre, grazie ad attività mirate di incoming in collaborazione con la rete estera di ICE-Agenzia, si punta a richiamare in fiera a Verona operatori e buyer da tutto il mondo: un target da raggiungere partendo da un nucleo europeo, oggi già garantibile, per arrivare con il susseguirsi delle varie aperture a coinvolgere i diversi paesi per una internazionalità piena.
E per connettersi con i mercati extra-EU che non potranno ancora essere presenti a causa delle restrizioni, Marmomac sta realizzando strumenti innovativi per rendere possibili incontri b2b virtuali.
“Con Marmomac Re-Start – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – vogliamo assicurare alla più importante community mondiale del marmo di cui siamo promotori da 55 anni, un’edizione 2020 in totale sicurezza e nel segno del rilancio, per ripartire insieme a clienti, espositori e operatori, rispondendo alla sfida che il settore è chiamato a raccogliere. Si tratta di scommessa del sistema-Verona e più in generale del sistema- Paese, affinché la ripresa per l’industria lapidea parta dall’Italia, dove Veronafiere organizza l’evento leader”.
Sul fronte del layout espositivo, ci sono conferme e novità. Torna “The Italian Stone Theatre”, l’esposizione che racconta l’interazione tra pietra, progetti di grandi studi di architettura internazionali e tecnologie di lavorazione innovative sviluppate in Italia. Cambia, invece, il layout del salone, con il nuovo ingresso dalla porta Re Teodorico, l’utilizzo dei padiglioni 6, 9, 10, 11 e 12, e delle aree esterne B, D e Avenue E. Una soluzione logistica studiata anche in funzione del protocollo di sicurezza #safebusiness sviluppato insieme agli altri maggiori operatori fieristici nazionali.
da bsupmag | Giu 15, 2020 | Economia
MANTOVANI (DG VERONAFIERE): MOMENTO DI SCELTE DECISIVE, CON FILIERA PERCORSO DI LETTURA CONDIVISA DEI MERCATI
(Verona, 13 giugno 2020). Soffre ma resiste, per ora, il vigneto Italia all’attacco del Covid-19 sul fronte dei mercati extra-Ue. Al contrario del suo principale competitor, la Francia, in caduta libera. Il quadro del mercato del vino nel primo quadrimestre 2020, rilevato oggi dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor (a fonte dogane), è sempre più spezzato in 2 parti: il primo bimestre da record, il secondo da dimenticare. Con un aprile in pieno lockdown globale e tra i peggiori di sempre. Nel complesso, andando a misurare le performance a valore del periodo nei top 10 Paesi importatori (che valgono il 50% dell’export del Belpaese), l’Italia segna a sorpresa +5,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente, grazie all’ottima prestazione negli Stati Uniti (+10,8%, nei primi 2 mesi il dato era a +40%) e in Canada (+7,1%). Profondo rosso invece sul vino francese (-10,1%), in ritirata nelle sue piazze chiave sia in Oriente che in Occidente.
Il crinale, già sconnesso a marzo, si fa però quasi proibitivo ad aprile, dove per i fermi imbottigliati italiani si registrano pesanti cali in tutti i mercati considerati a eccezione di Canada, Russia e Corea del Sud. Si va dal -5,2% (a valori) del Giappone al -12,5% degli Usa (+6,8% gli sparkling), dal -26% della Svizzera al -48% della Cina, per un deficit complessivo sull’anno precedente del 7,2%, contro però il -22,2% francese. Nei prossimi mesi, secondo l’Osservatorio, la crisi peserà ancora su un bene voluttuario come il vino, alle prese con un minor potere di acquisto della domanda, oltre allo smaltimento dell’invenduto nella ristorazione e nei magazzini degli importatori. Senza considerare il trend della domanda Ue ad aprile, che si preannuncia con un segno negativo più marcato.
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “È un momento decisivo per il futuro del vino italiano; la crisi globale impone di fare ora scelte importanti che influiranno anche sul lungo periodo. Perciò Vinitaly ha moltiplicato i propri punti di osservazione e in questi mesi che precedono il Wine2Wine Exhibition&Forum di novembre condurrà sempre di più le aziende e le istituzioni in un percorso di lettura condivisa e multicanale delle dinamiche di mercato del nostro vino nel mondo”.
Ma la perdita italiana potrebbe continuare a rivelarsi più contenuta rispetto ad altri Paesi produttori: “I dati di aprile – ha detto il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – parlano di un mercato made in Italy che ovviamente cala ma sembra rispondere alla crisi in maniera più efficace dei propri competitor. Il mancato crollo nel mercato statunitense, complici i dazi aggiuntivi sulla Francia, la maggior presenza del prodotto tricolore nella Gdo d’oltreoceano, un miglior rapporto qualità-prezzo, assieme all’ottimo risultato in Canada, rendono meno amaro il calice italiano in tempo di Covid-19”.
Secondo l’analisi, il potenziale rimbalzo potrebbe arrivare nel medio periodo dagli Stati Uniti – già in fase di ripresa dell’occupazione – e forse anche dalla Cina, che pur uscendo per prima dalla pandemia nell’ultimo mese ha dimezzato le proprie importazioni probabilmente a causa di una forte flessione economica accentuata dal conflitto commerciale con gli Stati Uniti. Nel frattempo, in piena crisi da Covid-19 l’Italia guadagna nelle quote di mercato in quasi tutti i Paesi importatori, con incrementi consistenti in Svizzera (dal 33,1% al 37,7%) e negli Usa (dal 31,4% al 34,2%). Dove da marzo ai primi di maggio si sono impennate del 31% le vendite nell’off trade, in particolare nelle fasce medie di prezzo (11-20 dollari), segmento in cui l’Italia è molto presente e competitiva.
PROGRAMMA VERONAFIERE WINE&FOOD II SEMESTRE 2020
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Shanghai, Xiamen, Chengdu
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Vinitaly International Russia
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Vinitaly International Hong Kong
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Wine2Wine Forum&Exhibition
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(calendario suscettibile di variazioni)
APRILE 2020 vs APRILE 2019 |
VALORI APRILE 2020 (Euro) |
TREND |
IMPORT TOTALE VINO |
Italia |
Francia |
Italia |
Francia |
Stati Uniti |
135.726.139 |
114.342.387 |
-7,5% |
-38,4% |
Canada |
34.226.637 |
36.704.566 |
20,1% |
-6,1% |
Svizzera |
23.537.361 |
20.553.740 |
-23,1% |
-47,8% |
Russia* |
*18.299.627 |
12.872.716 |
5,0% |
15,0% |
Giappone |
14.589.206 |
84.130.702 |
-5,0% |
18,2% |
Norvegia |
11.168.558 |
10.899.345 |
1,0% |
-17,4% |
Cina |
5.672.727 |
28.890.501 |
-51,7% |
-32,5% |
Corea del Sud |
3.421.688 |
5.095.982 |
3,8% |
-19,5% |
Australia |
3.245.210 |
14.914.842 |
-28,7% |
22,6% |
Brasile |
2.076.331 |
1.517.274 |
-5,5% |
-50,7% |
TOTALE TOP 10 MKT TERZI |
233.663.857 |
329.922.055 |
-7,2% |
-22,2% |
*stime
Fonte: Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su dati doganali
Servizio Stampa Veronafiere
da bsupmag | Giu 12, 2020 | Attualità, Economia, Food
Tre gli appuntamenti, il 16, 19 e 24 giugno, declinati sui settori olio, cibo artigianale e birre
I relatori sono advisor di Microsoft, docenti della Luiss Business School e Chief digital officer della At Si-Net
Verona, 12 giugno 2020. Veronafiere lancia Sol&Agrifood on Web, la piattaforma onlinededicata alle aziende dei tre macrosettori dell’olio extra vergine di oliva, del cibo artigianale di qualità e delle birre e si inizia con un ciclo di incontri interattivi.
L’obiettivo di Veronafiere è offrire alle imprese di riferimento un sistema sempre più integrato, online e offline, per costruire una community in grado di fornire al business un valido supporto non soltanto durante le manifestazioni, ma 365 giorni l’anno.
Ciò vale a maggior ragione in questo momento, in cui il comparto agroalimentare, e soprattutto quello rappresentato dalle piccole e medie imprese italiane che hanno come principale canale di sbocco l’Horeca, è stato costretto al lockdown per settimane a livello globale. Anche in questo periodo di post emergenza Coronavirus, le opportunità non mancano e Veronafiere vuole tracciare per le aziende una nuova strada verso modelli innovativi di economia, senza disperdere preziose risorse, con l’intento di fare formazione e informazione.
È così che, ad integrazione della manifestazione fisica, nasce Sol&Agrifood on Web, che attraverso una piattaforma digitale interattiva offre una serie di webinar via via sempre più verticali e specifici, in cui il produttore diventa l’attore protagonista e contribuisce con il suo intervento a delineare la fiera del futuro, tra fisico e digital.
Il primo ciclo di incontri interattivi si intitola “Nuovi modelli di sviluppo commerciale per le piccole e medie imprese: istruzioni per l’uso”, con focus declinati sulle diverse aree tematiche di Sol&Agrifood. Le date in calendario sono tre, sempre alle ore 14: il 16 giugno è in programma l’appuntamento dedicato alle birre, il 19 giugno all’olio e il 24 giugno al food.
Le tematiche degli incontri sono trasversali alle tre macro-merceologie, ma con focus specifici per ogni settore: protagonisti assoluti sono i partecipanti, che con il loro contributo attivo attraverso interventi e risposte in tempo reale, daranno uno spaccato dell’attuale situazione del comparto agroalimentare.
A presentare il primo ciclo di webinar sarà il direttore commerciale di Veronafiere Flavio Innocenzi, seguito dai tre relatori. Carlo Vischi, advisor di Microsoft, presenta “Ambizione per l’Italia #DigitalRestart”; Febo Leondini, docente alla LUISS Business School nell’ambito del Master Trade Management, approfondisce il tema “Applicazione della tecnologia ai servizi, scenario dei consumi fuori casa, modelli di business dei distributori. Evoluzione: dalla filiera rigida al ruolo interscambiabile dei protagonisti”. Fausto Turco, Chief Digital Officer / Ceo At Si-Net, spiega come avvicinare il consumatore e vivere un’esperienza in diretta con i produttori, portando qualche esempio realizzato nel settore delle piccole e medie agroalimentari.
Questi primi tre webinar saranno gratuiti per tutte le aziende che parteciperanno, sia iscritte a Sol&Agrifood 2020, sia non iscritte. I produttori si potranno collegare, tramite il link https://www.solagrifood.com/webinar-interattivi.
La particolarità di questi incontri sarà proprio l’interattività: i partecipanti in forma anonima potranno rispondere al questionario proposto da Veronafiere nel corso dei webinar, scoprendo in tempo reale il risultato delle loro risposte in forma grafica. Inoltre, dal giorno successivo la registrazione dell’incontro verrà pubblicata online, attraverso i canali social.
da bsupmag | Giu 12, 2020 | Attualità, Economia
“Garantire l’equilibrio del mercato e tutelare la corretta concorrenza fra gli operatori”
Ance Brescia commenta la sentenza della Corte di cassazione che afferma il principio giuridico dell’obbligo di iscrizione alla Cassa edile di tutte le aziende attive nel settore
BRESCIA – Una sentenza a volte è portatrice di un profondo cambiamento: è il caso del recente verdetto emanato dalla Corte di cassazione, il n. 9803 del 26 maggio 2020, che rappresenta una svolta imprescindibile e fondamentale in merio all’annosa questione dell’obbligo di iscrizione alle Casse edili per tutte le aziende che svolgono di fatto attività di natura edile, pur non essendo classificate come tali ai fini Istat.
“Questa sentenza, che ci auguriamo possa produrre celermente e stabilmente positivi effetti sul settore, è esemplare per la tutela dei diritti delle imprese edili e dei propri dipendenti”, dichiara il presidente di Ance Brescia Massimo Deldossi. Riuscire a controllare e contrastare questo fenomeno – continua il leader degli edili – è per Ance Brescia un impegno di primaria importanza, che parte dalla consapevolezza e dalla condivisione di pronunciamenti esemplari come questo, per poter mantenere gli equilibri del mercato e garantire la corretta concorrenza fra gli operatori edili del territorio.”
La vicenda in questione ha interessato un’impresa che svolgeva attività di montaggio e smontaggio dei ponteggi. All’Inps e alla Camera di commercio, pur svolgendo attività riconducibili al reparto edile, l’impresa oggetto della sentenza risultava classificata come commerciale, applicando ai propri dipendenti il contratto collettivo nazionale del settore di riferimento. Sconfitta in primo e in secondo grado di appello, la società ha sostenuto anche in Cassazione la propria posizione circa l’insussistenza a suo carico dell’obbligo di iscrizione e di contribuzione secondo le norme della Cassa edile territoriale.
Ma a nulla è servito: la Corte ha confermato la posizione già espressa dai giudici di merito, dichiarando che: “…Il rapporto tra classificazione amministrativa Istat e obbligatorietà dell’iscrizione dei dipendenti alla Cassa edile sia retto dalla presunzione assoluta e, ritenendo non corretto l’inquadramento operato dagli istituti previdenziali, ha esaminato la concreta fattispecie oggetto di causa.”
L’accaduto pone luce su una pratica diffusa, che vede alcune aziende aggirare le norme ricorrendo ad escamotage, come nel caso presentato, per abbattere i costi della manodopera a scapito della legalità e della correttezza nei confronti, non solo dei propri dipendenti, ma anche dei competitor.
La rilevante pronuncia della Suprema Corte chiarisce, quindi, come le imprese che operino nell’edilizia e che svolgano lavorazioni merceologiche riconducibili a tale attività, debbano garantire ai lavoratori i medesimi trattamenti economici e normativi previsti dal contratto collettivo dell’edilizia, firmato dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale.
Brescia, 12 giugno 2020
Ufficio stampa Ance Brescia
da bsupmag | Giu 11, 2020 | Attualità, Economia
- EXPORT: nel 1° Trimestre 2020 le vendite, pari a 3,8 miliardi, diminuiscono del 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2019 e del 4,2% rispetto al trimestre precedente.
- IMPORT: 2,1 miliardi nel 1° Trimestre 2020, -14,6% nel confronto con il 1° trimestre 2019, -2,2% rispetto al 4° Trimestre 2020.
- SALDO COMMERCIALE: 1,8 miliardi di euro nel 1° Trimestre 2020, 2,6% in più rispetto al 1° Trimestre 2019.
Brescia, 11 giugno 2020 – Nel 1° Trimestre del 2020, le esportazioni bresciane – pari a 3.843 milioni di euro – diminuiscono del 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Si tratta della variazione più bassa dal quarto trimestre 2009 (-18,9%) e del peggior primo trimestre in termini monetari dal 2017 (3.795 milioni).
A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB e dal Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia.
Le importazioni, pari a 2.077 milioni di euro tra gennaio e marzo 2020, diminuiscono del 14,6% rispetto allo stesso periodo del 2019, la caduta più intensa dal secondo trimestre 2012 (-17,2%).
Nel 1° Trimestre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, la dinamica negativa delle esportazioni bresciane (-7,5%) è inoltre superiore rispetto a quella rilevata in Lombardia (-3,0%) e in Italia (-1,9%).
Il saldo commerciale si attesta a 1.766 milioni di euro, in aumento del 2,6% rispetto a quello del 2019 (1.722 milioni di euro). È il valore più alto dall’inizio della serie storica.
La dinamica risente della frenata del commercio mondiale che, nel periodo gennaio-marzo 2020, ha segnato una contrazione del 2,9% (sullo stesso periodo del 2019), all’inizio per effetto dello stop del mercato cinese colpito per primo dalla pandemia da COVID-19, ma in seguito per l’introduzione delle misure di lockdown sia in Italia che nei principali partner commerciali, nonché per il crollo dei flussi turistici a livello mondiale. I dati dei prossimi mesi saranno caratterizzati da un drastico ridimensionamento del commercio internazionale a seguito della diffusione dell’emergenza sanitaria a livello mondiale. Comunicato unificato AIB-Camera Commercio 1° trimestre 2020 2
La persistente caduta dei prezzi delle principali materie prime industriali (alluminio, rame, zinco, rottame ferroso) ha provocato lo sgonfiamento dei valori monetari dei beni scambiati. Qualche vantaggio nelle esportazioni extra UE è derivato invece dal deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (-2,9% tendenziale).
Nel 1° Trimestre 2020, tra i settori, su base annua, i meno dinamici risultano: mezzi di trasporto (-13,0%), metalli di base e prodotti in metallo (-10,1%), macchinari e apparecchi (- 7,8%), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-7,0%).
Un aumento delle esportazioni riguarda invece i comparti: sostanze e prodotti chimici (+3,9%), apparecchi elettrici (+2,5%), articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+1,7%).
Tra i mercati di sbocco, diminuiscono le esportazioni verso Regno Unito (-26,5%), Germania (-10,6%), Francia (-3,2%), Spagna (-13,6%), Stati Uniti (-9,9%), India (-16,6%), Cina (- 27,0%). Crescono le vendite verso la Turchia (+28,1%) e la Russia (+12,4%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche negative dei Paesi europei non UE (-9,7%), dell’Asia (-9,6%) e dell’America centro-meridionale (-8,9%).
Per quanto riguarda le importazioni, sono in diminuzione quelle di mezzi di trasporto (- 15,9%), metalli di base e prodotti in metallo (-15,0%), apparecchi elettrici (-16,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (-16,4%), sostanze e prodotti chimici (-19,6%), articoli in gomma e materie plastiche (-13,7%).
Risultano in aumento gli acquisti nel comparto articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+36,3%).
Diminuiscono le importazioni da tutti i principali Paesi: Francia (-14,1%), Germania (-14,2%), Regno Unito (-14,9%), Spagna (-18,4%), Stati Uniti (-47,0%), Cina (-15,6%).
Contatti:
Valerio Vago vago@aib.bs.it +39 335 458757
Jacopo Manessi manessi@aib.bs.it +39 339 6917297
Comunicato unificato AIB-Camera Commercio 1° trimestre 2020