da bsupmag | Giu 5, 2020 | Attualità, Economia, Magazine
- Nel periodo tra gennaio e marzo, la variazione della produzione delle imprese manifatturiere bresciane è del -13,9% rispetto allo stesso periodo del 2019;
- Il risultato risente, in particolare, della caduta della produzione nel mese di marzo, dovuta al lockdown per l’emergenza Covid-19.
- Segnali negativi anche dall’artigianato manifatturiero: rispetto allo stesso trimestre del 2019, il calo della produzione, per le attività bresciane, è del -13,4%, mentre il fatturato scende del 12,7% e gli ordinativi dell’11,3%.
Brescia, 5 giugno 2020 – Nel primo trimestre del 2020, la variazione della produzione delle imprese manifatturiere bresciane è risultata pari a -13,9% rispetto allo stesso periodo del 2019 (tendenziale), dopo i risultati già negativi del quarto (-1,4%) e del terzo (-0,9%) trimestre 2019. Si tratta del peggior dato dal quarto trimestre 2009 (-17,3%). Il risultato risente, in particolare, della caduta della produzione nel mese di marzo, dovuta al lockdown per l’emergenza Covid-19 imposto o deciso dalla maggior parte delle attività produttive.
A evidenziarlo sono le indagini congiunturali dell’Ufficio Studi e Ricerche AIB e del Servizio Studi della Camera di Commercio con i risultati al primo trimestre 2020.
Nel dettaglio, la produzione industriale registra un calo sul trimestre precedente del -11,4%. Il tasso acquisito – ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2020 – è pari a -12,5%. Il recupero dai minimi, registrati nel terzo trimestre 2013, diminuisce e si attesta a +1,0%, perdendo, di fatto, tutto quanto guadagnato in questi anni e tornando ai minimi storici. La distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) si amplia e risulta pari a -30,5%.
Le previsioni a breve termine sono decisamente negative: le aziende che stimano un peggioramento della situazione attuale nei prossimi tre mesi sono il 66%, quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 20%. Le previsioni sono condizionate dal peggioramento di tutti i parametri economici, causato dalla caduta del commercio internazionale, dalle incertezze sulla domanda interna e dalla debolezza della domanda estera, ancora compromessa dalla diversa tempistica con la quale sono state introdotte le misure di contenimento del Covid-19 negli altri paesi.
Per l’artigianato manifatturiero – secondo il Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia – il primo trimestre dell’anno si chiude con una repentina e intensa decelerazione, segno evidente dei primi riflessi del lockdown disposto per far fronte all’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. In confronto al trimestre scorso, infatti, la produzione è diminuita dell’11,8%, il fatturato del 9,5% e gli ordinativi del 9,1%.
La flessione è ancora più visibile nel confronto con il primo trimestre dello scorso anno, la produzione dell’artigianato manifatturiero bresciano è diminuita del 13,4%, il fatturato del 12,7% e gli ordinativi dell’11,3%. Questi risultati si inseriscono in un contesto complessivo di rallentamento che ha interessato l’artigianato manifatturiero nel corso del 2019. Nella media dell’anno, infatti, la produzione è calata dello 0,3%.
I principali indicatori dell’industria:
- Con riferimento ai settori, l’attività produttiva è diminuita: oltre la media nel comparto legno e minerali non metalliferi (-17,5%) e nella meccanica (-14,0%); sotto la media nel sistema moda (-10,2%) e nella metallurgia (-10,0%). Hanno subito perdite più contenute: alimentare (-2,3%) e chimico, gomma, plastica (-1,9%).
- Le vendite sul mercato italiano sono diminuite per il 67% delle imprese, rimaste invariate per il 10% e aumentate per il 23%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono calate per il 56% degli operatori, cresciute per il 18% e rimaste stabili per il 26%; quelle verso i Paesi extra UE sono diminuite per il 55%, aumentate per il 15% e rimaste invariate per il 30% del campione.
- I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per il 32% delle imprese, con un decremento medio dello 0,4%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono calati per il 21% degli operatori, per una variazione media pari a -0,9%.
- Tra i fattori che limitano la produzione, le aziende hanno segnalato: per il 90% la domanda insufficiente a causa del Covid-19 e/o la temporanea chiusura degli impianti durante la fase di lockdown; per il 3% la scarsità di materie prime/macchinari; per il 2% i vincoli finanziari; per l’1% la scarsità di manodopera; per il 4% nessuno.
- Le aspettative a breve termine appaiono decisamente negative. La produzione è prevista in diminuzione da 66 imprese su 100, stabile dal 20% e in aumento dal rimanente 14%.
- Gli ordini provenienti dal mercato interno sono in diminuzione per il 68% degli operatori, stabili per il 20% e in aumento per il 12%; quelli dai Paesi UE sono in calo per il 54% degli operatori del campione, invariati per il 36% e in crescita per il 10%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in diminuzione per il 48% delle imprese, stabili per il 39% e in aumento per il 13%.
I principali indicatori dell’artigianato:
- A determinare il robusto calo del fatturato del comparto artigianato è stata la diminuzione del fatturato interno (-14,2% rispetto al I trimestre 2019). La componente estera è all’opposto aumentata del 2,2%, anche se occorre ricordare che la quota del fatturato estero sul totale per la manifattura artigiana è molto contenuta (pari al 9,2%).
- Anche gli ordini sono diminuiti sensibilmente, su base annua, per effetto del calo degli ordini interni (-12,7%). Gli ordinativi esteri sono, invece, aumentati dell’1,9%, in confronto al primo trimestre dello scorso anno.
- Gli effetti sull’occupazione non sono ancora evidenti poiché il saldo occupazionale nei primi tre mesi dell’anno si è confermato moderatamente negativo e pari a -0,2% per effetto del più alto tasso di uscita rispetto a quello di entrata. Per quanto riguarda la Cassa integrazione guadagni, la quota di imprese che ne ha fatto ricorso è aumentata esponenzialmente passando dal 4,2% dell’ultimo trimestre del 2019 al 61,2% del periodo gennaio-marzo 2020.
- Gli effetti del lockdown di aprile saranno più evidenti nel prossimo trimestre, ma le attese degli imprenditori segnalano il forte peggioramento del clima di fiducia. Più di sette imprese intervistate su dieci prevedono un sostanziale calo della produzione, del fatturato e della domanda interna.
L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 219 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.
da bsupmag | Giu 4, 2020 | Attualità, Economia, Magazine
Milano, 4 giugno 2020 – “Il rinvio della votazione sul Piano sociosanitario lombardo è il segnale di una maggioranza consapevole della necessità di aggiornare un documento nato alla fine dello scorso anno dopo lo tsunami mondiale Coronavirus e non è affatto una sconfitta, come prova a racconta la minoranza”. Commenta così la Vicepresidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia, Simona Tironi, la decisione presa in modo trasversale a Palazzo Pirelli di posticipare il voto sul Piano che definirà la sanità regionale dei prossimi cinque anni. “La minoranza – prosegue Tironi – è senza idee e ogni giorno deve inventarsi qualcosa per gettare fango su chi ha lavorato senza sosta in prima linea contro il Virus. Cinque stelle e PD provano a far passare anche le scelte più responsabili della maggioranza come una sconfitta. La sconfitta è invece la loro, che sul Piano sociosanitario non hanno portato alcuna proposta innovativa e nel caso del Partito Democratico si sono addirittura rifiutati di presentate emendamenti, mancando di rispetto alle tante realtà che sono venute a portare il loro contributo in Commissione. Personalmente, sul testo originale del Piano ho presentato decine e decine di proposte sotto forma di emendamenti per promuovere innovazioni puntuali, il rafforzamento di alcuni aspetti e progetti concreti come quelli sull’Infermiere di Famiglia e di Comunità, la radiologia a domicilio, la medina territoriale e la valorizzazione della multiprofessionalità delle professioni sanitarie. Questo lavoro non andrà sprecato, ma confluirà in una proposta di Piano aggiornata in modo organico, alla quale lavoreremo tenendo conto anche di quanto appreso durante l’emergenza Covid. Inoltre – continua Tironi – siamo in attesa di una Piano sociosanitario nazionale che spetta al Governo e che dobbiamo avere per allineare le innovazioni lombarde al quadro nazionale. Mentre la minoranza prosegue con i suoi attacchi irresponsabili, dando alla Lombardia le colpe di Roma, noi continuiamo a lavorare con responsabilità al fianco della Giunta e del nostro Presidente per il bene dei lombardi”.
da bsupmag | Giu 1, 2020 | Arte, Attualità, Economia, Food, Magazine, Moda, Salute & Benessere, Sport, Tendenze, Viaggi
Brescia rinasce dopo il Covid. Più consapevole e digitale. La movida torna ma regolata. Il suo giornale patinato, glamour di costume, Brescia Up festeggia il primo compleanno digitale. Diventa digitale. Certo ci manca il calore e il clamore di quelle feste di compleanno targate Brescia UP, che restano nella memoria e nel cuore di tanti di noi. E ve ne regaliamo gli scatti più belli. Ma non è migliore una società più consapevole e digitale? Più sostenibile e partecipata? Io penso proprio di si. Stiamo costruendo un futuro più bello. E torneremo ad abbracciarci. Ne abbiamo bisogno. E basta con la continua litania del #nullasaràcomeprima. #saràsempremegliodiprima. Ne siamo convinti. È la storia dell’umanità. E la nostra città bella e laboriosa che si scopre sempre più resiliente e accogliente dovrà essere leader nella produzione sostenibile e nella cultura digitale. Noi crediamo nella cultura della Bellezza che per Brescia deve sempre più affermarsi nella qualità della vita e dell’offerta turistica per il rispetto e la valorizzazione della nostra storia e offrire un futuro carico di opportunità e speranza.
Un passaggio merita un approfondimento. Brescia UP diventa giornale digitale. La produzione di contenuti originali a favore di imprese e marchi è la sfida sull’innovazione che il sistema Brescia deve vincere. Quante volte abbiamo sentito “la pubblicità a me non serve”. Quante volte non facciamo domande quando non capiamo qualcosa. Sono momenti sbagliati. Prendete appunti. La pubblicità o meglio comunicate serve. A tutti. Sempre e sempre di più. Il problema è comunicare cosa. Contenuti di qualità. Non aprire la bocca per dire fandonie, fake news, dietrologie, cospirazioni. Ma fatti. Che profumino di scienza e di storia. Di Vita e di Speranza. A far prendere aria alla bocca sono bravo tutti. Ma fare contenuti di qualità, originali, interessanti è la sfida. E Brescia Up ci sta. E ci vuole stare con tutta l’offerta digitale e gli eventi che siamo capaci di suggerirvi. È questa l’offerta che muoviamo a favore del sistema Brescia.
A cura di Massimo Lucidi
da bsupmag | Mag 29, 2020 | Attualità, Economia, Magazine
L’indice di fiducia delle imprese bresciane – a causa dell’impatto di COVID-19 – ha registrato una discesa a 27,0; nel 4° trimestre 2019 era pari a 110,7.
Brescia, 29 maggio 2020 – Nel primo trimestre del 2020 l’indice di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore terziario ha evidenziato un crollo rispetto a quanto registrato nel periodo precedente. Nel dettaglio, l’indice si è attestato a 27,0, contro il 110,7 segnato nel 4° trimestre 2019: si tratta del minimo storico registrato da quando è disponibile la serie storica (2016).
A evidenziarlo sono i risultati della tradizionale Indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB al primo trimestre 2020.
Le conseguenze economiche di COVID-19 sono alla base del tracollo dell’indice nei primi tre mesi dell’anno. Dopo i timidi progressi rilevati nel secondo semestre del 2019, i giudizi degli operatori hanno risentito delle chiusure delle attività produttive imposte dalle misure di contenimento approvate dal Governo, nonché del vero e proprio azzeramento della domanda per determinate tipologie di servizi, un aspetto destinato a non esaurirsi, ma verosimilmente a proseguire almeno fino all’estate.
L’evoluzione del clima di fiducia delle imprese bresciane appare nel complesso coerente con il quadro nazionale, dove l’Indice PMI riferito al settore, dopo le rilevazioni positive di gennaio e febbraio, a marzo ha raggiunto il record negativo di 17,4, poi battuto ad aprile (10,8).
“Il fermo delle principali attività economiche ha certamente impattato pesantemente sul settore, anche se in maniera molto differenziata – commenta Paolo Chiari, Presidente del Settore Terziario di AIB –: alcuni ambiti sono riusciti ad assorbire meglio le conseguenze della chiusura per COVID-19, riposizionandosi su modelli di business da remoto. Spero che i prossimi mesi possano smentire almeno parzialmente il sentiment di sfiducia espresso dal panel di intervistati, il settore Terziario in questo periodo si sta distinguendo, infatti, per l’importanza e qualità del supporto erogato alle aziende manifatturiere e per la grande capacità di adattamento”.
Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle imprese sui tre mesi precedenti:
- il fatturato è diminuito per il 73% delle imprese, con un saldo negativo del 67% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
- gli ordini e l’occupazione evidenziano anch’essi flessioni (saldi netti pari rispettivamente a -70% e a -12%);
- i prezzi dei servizi offerti si caratterizzarsi per un’evoluzione declinante (saldo netto pari a, -6%), a conferma dell’assenza di rilevanti pressioni inflattive, in particolare in questa fase storica.
Per quanto riguarda le prospettive per i mesi a venire:
- il fatturato è atteso in contrazione dal 79% degli intervistati, con un saldo negativo del 73% a favore dei pessimisti rispetto agli ottimisti;
- i saldi riferiti al portafoglio ordini (-64%) e all’occupazione (-30%) confermano che il peggio non è alle spalle, ma che il settore soffrirà ancora, almeno per tutto il secondo trimestre;
- i prezzi dei servizi offerti si contraddistinguono per un saldo negativo (-15%), a certificazione della limitata possibilità da parte degli operatori contattati di incrementare le tariffe proposte alla clientela.
Le opinioni delle imprese intervistate in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana sono fortemente negative: l’88% degli imprenditori ha infatti un orientamento negativo, a fronte del 9% che prevede stazionarietà e del solo 3% che si dichiara ottimista.
COVID-19 ha duramente colpito l’operatività aziendale, in alcuni casi mettendo addirittura a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese. Più nel dettaglio, il 6% degli intervistati ha dichiarato che COVID-19 ha provocato danni “gravissimi” (a fronte dei quali è necessario un ridimensionamento della struttura aziendale), un altro 24% ha espresso un giudizio “severo” (per cui gli obiettivi per l’anno in corso non sono più raggiungibili), mentre la maggioranza relativa dei rispondenti (36%) ha formulato una valutazione “significativa” (con la riorganizzazione del piano aziendale per l’anno in corso). Solo una minima parte degli operatori coinvolti nella rilevazione ha dichiarato che la pandemia (al momento) non ha determinato alcune conseguenze negative (3%) o solamente “trascurabili” (senza comportare modifiche al piano aziendale), mentre il rimanente 27% si è mostrato complessivamente poco preoccupato, segnalando un impatto “gestibile (che implica revisioni minori al piano aziendale).
Il blocco delle attività e il drastico ridimensionamento della domanda per un’ampia gamma di servizi ha provocato inoltre un significativo calo del fatturato (-28%) e delle ore lavorate (-27%) rispetto alla situazione di “normalità”. Tali dinamiche riguardano sostanzialmente quanto imputabile al solo mese di marzo, dato che nel primo bimestre del 2020 non si sono rilevate situazioni di particolare criticità. Appare plausibile che la discesa del volume d’affari e dell’input di lavoro non si sia esaurita con marzo, ma che sia proseguita, con probabile maggiore intensità, almeno per tutto aprile.
da bsupmag | Mag 28, 2020 | Arte, Magazine
Sono 14 i grandi Teatri Privati sparsi lungo tutta la Penisola che da soli sviluppano in una stagione circa 2500 giornate di spettacolo dal vivo per un totale di oltre 2 milioni di biglietti venduti, per un volume di circa 50 milioni di euro.
A quasi tre mesi dall’esplosione della pandemia Covid-19, il settore Privato dello Spettacolo dal vivo denuncia il proprio stato di crisi tramite l’Atip, neonata Associazione Teatri Italiani Privati, tra i cui soci fondatori è presente anche l’azienda ZED!, proprietaria del Gran Teatro Geox a Padova e del Gran Teatro Morato a Brescia, che vede in prima linea Valeria Arzenton la quale da settimane promuove soluzioni pilota per un ‘Teatro Covid-Free’.
“Le azioni condotte fin qui dal Governo non consentono la riapertura dei Teatri Privati italiani. L’ATIP chiede al più presto un piano di intervento che accompagni le Imprese Culturali private durante questo indefinito periodo di chiusura delle attività di Spettacolo dal vivo. Nonostante il grande sforzo compiuto dal Governo e dalle Istituzioni scientifiche e sanitarie per mettere a punto un piano che ottemperasse alle concrete esigenze e bisogni delle Imprese di Cultura e Spettacolo dal vivo, riceviamo un protocollo di cosiddetta “riapertura” che risulta a dir poco inconsistente e totalmente scollato dalla realtà operativa del settore”.
Sono 14 i grandi Teatri Privati sparsi lungo tutta la Penisola che da soli sviluppano in una stagione circa 2500 giornate di spettacolo dal vivo per un totale di oltre 2 milioni di biglietti venduti, per un volume di circa 50 milioni di euro. Dall’Augusteo di Napoli al Celebrazioni di Bologna, passando per Gran Teatro Geox a Padova e Gran Teatro Morato a Brescia, il Colosseo di Torino, il Sistina tra quelli di Roma e il Verdi a Firenze, tutti uniti in una richiesta: “Serve una presa d’atto da parte delle Istituzioni sul fatto che il comparto dello Spettacolo dal vivo dovrà restare forzatamente inattivo almeno fino al pieno ritorno alla normalità. ATIP chiede di conoscere nel dettaglio i criteri di divisione del Fondo Emergenze Spettacolo e Cinema istituito dal decreto Cura Italia ed incrementato dal Decreto Rilancio, tra Istituzioni Pubbliche e Imprese Private. Nello specifico si chiede di conoscere la percentuale che verrà destinata agli Enti Lirico-Sinfonici, ai Teatri Pubblici, al settore Cinema e audiovisivo, rispetto a quella rivolta Teatri privati”.
ATIP sottolinea che l’eventuale chiusura delle Imprese di spettacolo private avrà come conseguenza immediata il licenziamento di migliaia e migliaia di lavoratori del comparto e dell’indotto. Senza una presa d’atto che per i Teatri Privati si debba già pensare alla fasi 3 e 4, assisteremo alla inevitabile chiusura di molte Imprese del settore.
ATIP e i suoi iscritti restano a totale disposizione delle Istituzioni e auspicano al più presto di essere coinvolti a pieno titolo nelle sedi in cui si sta decidendo il presente e il futuro delle Imprese Private dello Spettacolo dal vivo.
da bsupmag | Mag 28, 2020 | Magazine
L’orrenda strage di piazza Loggia di quel 28 maggio 1974 con il suo carico di morti e feriti, con l’attacco alla libertà politica e sindacale porta il volto di un Uomo libero, dalla Dignità infinita che perse la moglie e che ho avuto poi l’onore di conoscere appena arrivato a prender casa a Brescia. Manlio Milani.
Oggi nel ricordo di quella strage così come nei prossimi giorni per il 2 giugno, così come abbiamo fatto per la strage di Capaci dobbiamo imparare a dare Volti e Nomi alle Vittime del Terrorismo. Dobbiamo fermarci a riflettere sul Valore della Democrazia Liberale e ringraziare sempre combattenti e martiri della Libertà.
#farememoria. Perché Brescia paga sempre un tributo in termini di Vite Umane quando c’è da battersi per la libertà. E Brescia non dimentica. Non dimentica mai i suoi morti. Per cui basta polemiche sulla “movida”… Uscire la sera a fare aperitivi cene incontri deve tornare a essere un momento di profonda umanità. Di Verità. Di socialità. Il distanziamento fisico andrebbe ripensato in una logica di quantica. E non più una visione meccanica della scienza. La scienza di oggi quella che ha decifrato il DNA può spiegare in modo diverso virus e contagi. Non certo con numeri falsati e approcci incerti che diventano muscolari solo per irrobustire la propria voglia di protagonismo. Alla “Burioni”. Ma questa è un’altra storia. Rispettiamo e piangiamo i nostri morti. Portiamoli nel cuore anche con la nostra voglia di tornare a vivere.
a cura di Massimo Lucidi