L’ICTUS NELL’ERA COVID – INTERVISTA A MAURO MAGONI

L’ICTUS NELL’ERA COVID – INTERVISTA A MAURO MAGONI

L’ictus cerebrale rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa assoluta di disabilità: un triste primato. In Italia ogni anno, circa 185 mila persone vengono colpite da ICTUS cerebrale. Di queste 150 mila sono i nuovi casi, mentre 35 mila sono gli ICTUS che si ripetono dopo il primo episodio. In provincia di Brescia ci sono circa tre mila casi di ictus all’anno, e l’incidenza è proporzionale all’età della popolazione: è bassa fino a 40-45 anni, poi aumenta gradualmente per impennarsi dopo i 70 anni. L’ictus può essere ischemico (80% dei casi) legato all’occlusione di un’arteria cerebrale, o emorragico (20% dei casi) dovuto alla rottura di un vaso cerebrale. Il nuovo Coronavirus, Covid-19, è entrato prepotentemente nella vita di ognuno di noi e le sue complicazioni hanno interessato anche il versante neurologico, ed in particolare quello delle malattie cerebrovascolari.
Nonostante ciò, nessun paziente è mai stato abbandonato a sé stesso, come ci conferma il Direttore della Neurologia Vascolare e del Dipar- timento di Scienze Neurologiche e della Visione dell’ASST Spedali Civili di Brescia, dott. Mauro Magoni.

Il reparto che dirige è un importante centro Hub Regionale e un punto di riferimento in tutta Italia per la terapia acuta contro l’ictus ischemico, grazie alla quale la prognosi del paziente è nettamente migliorata. Ci può spiegare meglio di cosa si tratta?
«Grazie all’utilizzo di un farmaco trombolitico che scioglie il trombo e alla possibilità di eseguire la trombectomia meccanica nell’occlusione dei grossi vasi, ovvero di entrare nell’arteria aspirando il coagulo che ostruisce il flusso, abbiamo avuto un netto miglioramento della prognosi del paziente colpito da ictus, che può anche avere un recupero completo del deficit neurologico. Questa doppia terapia si chiama Terapia Combinata, che è possibile se il paziente giunge rapidamente in ospedale, entro le sei ore dall’esordio dei sintomi».

E se ciò non dovesse avvenire?
«Nel caso in cui il paziente non dovesse giungere in ospedale in tempo per effettuare la Terapia Combinata, si procederà con il ricovero in Stroke Unit e con la somministrazione della terapia farmacologica adeguata. Il tutto accompagnato dal monitoraggio accurato del paziente, importante per scongiurare le possibili complicanze, come la polmonite, l’infarto cardiaco od un’embolia polmonare, che potrebbero portare al decesso del paziente».

Quanti pazienti sono stati trattati lo scorso anno con la Terapia Combinata?
«Dagli ultimi dati disponibili, il 33% dei ricoverati è stato trattato con questa terapia».

Da alcuni studi emerge una correlazione tra infezione da covid-19 e patologie cerebro-vascolari. È così?
«Purtroppo sì: abbiamo osservato che ci sono stati casi di pazienti covid positivi che hanno avuto un ictus legato proprio all’infezione. Il covid-19, infatti, determina un’alterazione dei fattori della coagulazione e un’iper-infiammazione, generando complicanze quali l’ictus, ma anche l’embolia polmonare e l’infarto cardiaco. A questi pazienti covid positivi, le terapie effettuate, purtroppo, non sempre hanno sortito gli effetti desiderati».

In che senso?
«Un paziente covid positivo, spesso parte già con un quadro clinico devastante, aggravato, per giunta, dalla complicanza dell’ictus. Se un paziente con insufficienza respiratoria da covid viene colpito da ictus e, spesso, presenta anche fenomeni di tipo emorragico a livello cerebrale, allora nono- stante le terapie il tasso di mortalità sale e può raggiungere valori dieci volte superiore rispetto ad un paziente in condizioni normali, ovvero covid negativo».

Direttore come è stato affrontata la gestione del paziente covid positivo con complicanze neurologiche agli Spedali Civili?
«Noi abbiamo riconvertito sedici posti letto neurologici in un’unità covid separata. In questo modo abbiamo potuto sempre garantire un doppio percorso e trattamento ai pazienti covid positivi e a quelli negativi, anche durante la fase più critica dell’emergenza. Tuttora è presente un percorso neurologico sparato per il paziente covid positivo e ciò garantisce da un punto di vista infettivologico il paziente negativo».

CURA ITALIA POTENZIATI – GLI INCENTIVI PER CHI INVESTE IN PUBBLICITÀ

CURA ITALIA POTENZIATI – GLI INCENTIVI PER CHI INVESTE IN PUBBLICITÀ

Il credito di imposta sale al 30% di tutto l’investimento in advertising e lo sgravio non si applica più alla sola quota incrementale rispetto o all’anno precedente.

Tra gli strumenti che il Governo ha già messo in campo per fronteggiare l’emergenza economica legata alla pandemia in atto, c’è anche un potenziamento degli sgravi per chi investe in pubblicità. La novità è nel dl 17 marzo 2020 n.18, “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19“, meglio noto come “Cura Italia“.

Il comma 1 dell’articolo 98 aggiunge infatti un nuovo comma 1-ter all’articolo 57-bis del Dl n. 50/2017: con l’obiettivo di contrastare la crisi degli investimenti pubblicitari, in considerevole calo a causa dell’emergenza sanitaria e della conseguente chiusura delle attività commerciali, per il 2020 viene introdotto un regime straordinario di accesso al credito d’imposta spettante a imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica anche online e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali.

In particolare, rispetto alla norma vigente, viene previsto che il bonus – utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24 – sia riconosciuto, nel limite massimo di spesa stabilito con Dpcm, nella misura del 30% del valore di tutti gli investimenti effettuati e non già – come previsto dalla norma vigente – entro il tetto del 75% dei soli investimenti incrementali rispetto all’anno precedente, in ogni caso nel rispetto delle regole europee sugli aiuti de minimis (al massimo, 200mila euro di aiuti nell’arco di tre anni).

Per l’anno 2020, l’istanza telematica di ammissione al beneficio potrà essere presentata, secondo le modalità stabilite dall’articolo 5 del regolamento adottato con Dpcm n. 90/2018, nel periodo compreso tra il 1° e il 30 settembre, quindi con un extra-time di sei mesi rispetto all’ordinaria finestra temporale fissata dal 1° al 31 marzo. In ogni caso, le comunicazioni trasmesse a marzo saranno considerate valide.

VIRUS ED ECONOMIA: QUALI ANTICORPI?

VIRUS ED ECONOMIA: QUALI ANTICORPI?

Proseguono senza sosta i disagi creati dal nuovo Coronavirus, non solo in ambito sanitario e sociale, ma anche in quello economico. A pagare il prezzo più alto sono i piccoli commercianti e le pmi, ma anche le aziende, ahimè, meno strutturate. Sono tante le ricette economiche portate avanti dalle associazioni di categoria, tra cui UnionAlimentari Brescia, che per mezzo del suo Presidente, Paolo Uberti, ha raccolto le istanze di quanti ogni giorno faticano sempre più ad andare avanti.

Patron di Trismoka, Uberti ha iniziato a collaborare nell’attività di famiglia sin dai primi anni novanta, partendo dal basso, perché la conoscenza dell’attività a trecentosessanta gradi è alla base del successo. Presente nel mercato nazionale ed estero, Trismoka è una realtà leader nel settore, con un’attenzione particolare alla qualità del prodotto ed alla formazione della professionalità degli addetti al settore, sempre nel rispetto dell’ambiente.

Presidente, fresco di nomina ha immediatamente dovuto mettere mano a situazioni emergenziali…
«Diciamo che sono capitato in un periodo non semplice. Subito dopo la mia elezione di metà dicembre, è scoccata la preoccupazione tra gli imprenditori e i commercianti per i casi di meningite che hanno colpito il basso Sebino. Per fortuna zero danni. Il guaio è arrivato poco più di un mese dopo, quando l’emergenza Covid-19 ha spinto il Governo ad un lockdown generale. Le aziende stanno soffrendo, ed è proprio qui che noi giochiamo un ruolo cruciale per l’economia della nostra provincia».

Di cosa si occupa precisamente UnionAlimentari?
«Siamo incentrati sulla tutela della produzione alimentare a trecentosessanta gradi, con un lavoro volto all’ascolto delle istanze e alla presa in carico delle stesse le quali, poi, sottoponiamo ai vari livelli istituzionali in base alla competenza».

Ad oggi la produzione alimentare sembra non abbia subito la crisi. È l’unico comparto che lavora…
«Certamente il comparto alimentare è anticiclico, e tutte le aziende che lavorano con la GDO (Grande Distribuzione Organizzata, ndr), o con le botteghe di quartiere, sono protette e stanno vivendo una situazione florida, tant’è che non sono state fatte chiudere per legge. Tuttavia ci sono altrettante industrie alimentari che della qualità del prodotto ne hanno fatto una ragione, e, lavorando direttamente con la filiera dell’HoReCa, la crisi la stanno subendo essendo da molti mesi con fatturato a zero. Per questo è necessario fare un distinguo anche in vista di aiuti, e non generalizzare sull’industria alimentare».

Dunque, come risolvere questo gap?
«Non basta una mera suddivisione in base al codice Ateco. Occorre prendere in considerazione i fatturati dei comparti, all’interno degli stessi codici Ateco».

Appurata la diminuzione del fatturato a causa della crisi, quali aiuti ritiene più efficaci?
«L’imprenditore bresciano non va alla ricerca di contributi e non è abituato a chiedere la carità. Oggi, però, per continuare a portare avanti il sogno e il lavoro esercitato in tanti anni di sacrificio, necessita di un aiuto concreto. Noi lo abbiamo individuato nella concessione di un contributo a fondo perduto differenziato, in relazione alla diminuzione del fatturato, da usare in azienda a discrezione del titolare, con soli due vincoli: l’impegno a mantenere aperta l’attività, ovvero a mantenere tutte le risorse umane in essa impiegate».

Il Governo, ad oggi, ha previsto dei finanziamenti a tassi agevolati…
«La forma del finanziamento credo non sia sufficiente. Nessun imprenditore vuole portare avanti la propria attività indebitandosi, senza colpa né merito».

Prima di salutarci, vuole lanciare un appello?
«Come Apindustria, di cui UnionAlimentari fa parte, ci siamo dati un obiettivo di responsabilità, lanciando l’appello “paga il fornitore”. Rispettare il più possibile gli im- pegni significa contribuire a far star bene l’intero settore. Infine, il mio auspicio è che le aziende alimentari bresciane che vogliano partecipare al miglioramento di tutto il comparto, mi contattino. Io sono più che disposto a coinvolgere tutti, il più possibile. Perché più siamo e meglio riusciamo a dare la giusta autorevolezza alla risoluzione dei problemi».

Stefano Bertazzoni

GRUPPO RIGSAVE

GRUPPO RIGSAVE

LA FINTECH IL GRUPPO RIGSAVE PREPARA AUMENTO DI CAPITALE E CAMPAGNA DI CROWDFUNDING, E LANCIA LA APP ICASHLY.
LA HOLDING IN BORSA A FINE 2021

Fine 2021, questa la data limite entro la quale Rigsave spa, la neonata holding del gruppo a cui fanno capo l’asset manager maltese Rigsave Capital Ltd, la sicav lussemburghese Rigsave sicav sa, il Rigsave Absolute Alpha Fund (RAAF) e Rigsave Tech srl, vuole sbarcare in borsa, con un’apertura di due sedi pure in Italia (Milano e Torino) nel secondo trimestre 2021.

Rigsave spa fa capo a Salvatore Gervasi, Michele Basilicata e Giovanni Gervasi, e ha già raccolto oltre 1,5 milioni di euro da 120 azionisti, tramite network personale. A oggi tutto il gruppo vanta 16 collaboratori, tra impiegati e collaboratori esterni, e prevede l’assunzione di altre 30 figure tra commerciali e operative nei prossimi due anni.

Tra le novità del gruppo vi è il lancio di una app alla quale Rigsave Tech, fondata nell’aprile 2019, sta lavorando: iCashly, la nuova app di gestione delle finanze personali rivolta alla clientela bancaria. Il lancio dell’app sarà finanziato tramite un aumento di capitale, che sarà sottoscritto dalla controllante Rigsave spa, e tramite una campagna di equità crowdfunding, finalizzata prevalentemente a far conoscere la fintech e la sua app, che sarà lanciata una volta siglata la partnership con una banca. Attualmente RigSave Tech è impegnata in trattative con tre diverse banche, al fine di trovare un partner che fornisca servizi di pagamento.

L’app permetterà di effettuare gestione delle finanze personali e usufruire dei servizi di investimento di Rigsave Capital. Servizi e prodotti sono erogati tramite sistemi di machine learning e AI, con lo scopo di semplificare al massimo l’approccio alla finanza del cliente finale. La app è in fase di prototipazione ma è stata già lanciata una demo a scopo illustrativo. Tra i vantaggi, l’azzeramento dei costi di distribuzione e collocamento dei prodotti, cui potranno accedere non solo gli HNWI, ma anche i clienti affluent e retail.

Rigsave Capital Ltd, con sede a Malta, è una società di gestione del risparmio, autorizzata dalla Malta Financial Services Authority (MFSA) e in regime di libera prestazione dei servizi da Banca d’Italia e da altre sette autorità di vigilanza sugli intermediari finanziari in Lussemburgo, Germania, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi e Francia. Rigsave Capital offre servizi di asset management personalizzati, con focus sulla strutturazione di prodotti finanziari cuciti ad hoc sulle esigenze della clientela individuale e professionale. In particolare, è general partner del fondo Raaf (acronimo di Rigsave Absolute Alpha Fund), un fondo di investimento chiuso, costituito sotto forma di Special Limited Partnership e gestito da Rigsave Capital sàrl, nel quale sono stati versati i capitali raccolti con un’emissione obbligazionaria dell’spv di cartolarizzazione Pareto Securities sàrl, costituito nel 2017. L’emissione in questione è un performance linked bond da 250 milioni di euro a scadenza settembre 2024, che è stato quotato alla Borsa di Vienna nel settembre 2019. Ogni mese, se il NAV del fondo segna una performance positiva, questa, attraverso una cedola, viene distribuita per il 70% ai bondholder e per il 30% ai soci di Rigsave spa.

Corso Giuseppe Zanardelli, 38 Brescia BS
Telefono: 030 375 6520
Web: www.rigsavecapital.com

DUE CHIACCHIERE CON GABRIELE PARPIGLIA

DUE CHIACCHIERE CON GABRIELE PARPIGLIA

Lo conoscono praticamente tutti: è il giornalista dei Vip, ma non credo che questa definizione ne definisca la ricchezza umana e la profondità professionale. Io che ho avuto la fortuna di incrociare, seppur brevemente, la sua vita credo che dietro a quello sguardo quasi sempre sospeso e pensoso ci sia un mare in tempesta, un prato di quel verde tipico delle giornate coperte di nubi che trasformano le sfumature di colore, una promessa che ancora non si è palesata, ma che Gabry continua con forza e con fiducia ad aspettare.

Se qualcuno gli chiedesse di definirsi, lui risponderebbe: “Un ragazzo che ha toccato diverse sfumature nella vita, tra dolore (tanto) e gioie (poche) e oggi si definisce: simpatico, malinconico e fedele nei con- fronti di chi gli mostra AMORE sotto ogni sua forma”. Se qualcuno lo chiedesse a me direi: “un uomo intelligente che ancora cerca il senso profondo della felicità”.

In questi mesi di pandemia è stato encomiabile il tuo impegno per dare informazioni sul Coronavirus. Cosa ti ha spinto a farlo?
La depressione: all’inizio di questa vicenda mi sono ritrovato solo. Le prime sere ho pianto. Poi mi sono chiesto con cosa, o meglio che cosa, mi avrebbe potuto far compagnia: il lavoro. Da quel momento non mi sono mai fermato. In questa quarantena ho imparato più cose che in quarantuno anni di vita piena.

Questa tremenda esperienza cosa ti ha insegnato? Cosa ti ha lasciato? Come ti ha cambiato, se lo ha fatto?
Mi ha insegnato che la vita quando ti racconta che tutto va bene in realtà ti sta accarezzando per dirti: “Preparati anche al peggio mentre sorridi”. E tu devi essere pronto.

Mi ha lasciato un pieno d’amore, per come si è svolta la mia quarantena diciamo che sono riuscito a produrre del bene in modo violento, bellissimo.

Mi ha cambiato in meglio da domani, anzi da oggi; prima la vita, poi tutto il resto. Ho trascurato troppo e tanto. Non succederà mai più. Ringrazio Dio di essere ancora in piedi.

Il tuo lavoro di giornalista riempie gran parte della tua vita e del tuo tempo. Cos’è, per te, questa professione?
Non è una professione, ma una missione, soprattutto se hai la capacità di utilizzarla per far del bene agli altri. Ovviamente questo l’ho imparata grazie alla Pandemia. C’è chi si ferma al “titolo”, al tesserino; ma prima ci vogliono talento e cuore.

Nel percorso di una carriera, sicuramente ci sono stati momenti fondamentali e persone che ti hanno aiutato: a chi devi dire grazie (oltre naturalmente e a te stesso)?
C’è una persona in particolare che ti ha insegnato più di altre?
In 21 anni ci sono troppi grazie e spero ce ne saranno degli altri. Dico grazie alla prima persona che ha creduto in me. Forse senza lui nulla sarebbe partito. Grazie Aldo. Lui sa. Forse anche voi… un uomo pieno di sorrisi e canzoni. Grazie di cuore.

Cosa ti piace del mondo dello spettacolo, del- la tv e del gossip?
Mi piace tutto ciò che mi tiene lontano dal telefonino o dai social e alleggerisce la mia testa per quanto riguarda la tv. Mi piace studiare le serie, molte le guardo in lingua originale con i sottotitoli (ovviamente) perché rendono il tutto ancor più vero. In questo momento credo che gli spagnoli, grazie a prodotti come “La casa de Papel” , “Vis a Vis”, “Élite”, “Toy Boy” eccetera, abbiano dato un grande schiaffo al mondo degli “scrittori in tv”.
Il gossip? Mi piace soprattutto quando chi si racconta ti rivela qualcosa che resta e non le solite cazzate del “va tutto bene”.

L’episodio in cui, più di ogni altro, ti sei sentito un Vip…
Nessuno perché non lo sono e non lo sarò mai.

Come ti definisci nei confronti degli altri colleghi?
Io sono un lupo solitario, se è giusta come definizione. Prima del Covid-19 avevo tante persone come punto di riferimento. Oggi si sono quasi azzerate. Soprattutto alcuni “grandi” mi hanno profondamente deluso. Ma amen. Giornalisti… personaggi… vip… molte volte in questi concetti c’è sempre la stessa persona. Stimo molto in questo momento Mario Giordano. E devo molto al dottor Maurizio Costanzo.

Se incontri un progetto valido, lo appoggi o lo nascondi?
Lo nascondo immediatamente fino a quando non è passato un minuto dalla messa in onda o dalla pubblicazione. Sono “abbastanza” scaramantico.

Il momento più felice della tua carriera?
Sicuramente ho avuto la fortuna di portare in onda il progetto “Seconda Vita”. Era da tempo che sognavo una cosa mia. Ringrazio Discovery e il direttore Laura Carafoli. Quel giorno ho pianto al bar Taveggia dopo aver firmato il contratto. Non potrò mai dimenticarlo.

Il momento più difficile?
Troppi. Uno in particolare che a tempo debito racconterò. Anzi due. Il secondo è nato proprio durante questa pandemia.

Maria Verderio

GRAZIELLA ANIQUETTO –  TRA CUCITO, MASCHERINE E AMORE PER I GATTI

GRAZIELLA ANIQUETTO – TRA CUCITO, MASCHERINE E AMORE PER I GATTI

Come è possibile trovare la propria strada tra amore per gli animali, un periodo storico in cui editoria e spettacolo sono sempre più in sofferenza, e un lontano amore per aghi e fili che risuona dentro al cuore? Lei è riuscita a… imbastire tutto.

Quando l’ho incontrata per la prima volta, ho pensato a una fatina. Sì, perché Graziella porta con sé una particolare eleganza, un fascino misterioso e mai esibito, ma soprattutto una dolcezza che si esprime attraverso quei suoi bellissimi occhi scuri. A volte, ora che ho avuto l’occasione e la fortuna di conoscerla meglio, si sottovaluta un po’ e forse lei stessa è la prima inconsapevole di tutte le qualità che gli altri vedono in lei. Ora ha avuto la bellissima idea di cucire personalmente alcune mascherine per aiutare i bisognosi.
Vi racconto tutto nell’intervista che Graziella ha rilasciato in esclusiva a Pet&People magazine.

Quando hai capito che cucire era un tuo talento?
Mi è sempre piaciuto cucire. Non so se sia un vero e proprio talento, una passione sicuramente. Fin da piccola guardavo nonna farlo e ho provato io stessa qualche volta, ma non ho mai pensato potesse diventare un’occupazione seria. Poi, qualche anno fa, in un periodo in cui ero rimasta senza lavoro trovai un volantino che sponsorizzava una scuola: corsi di taglio e cucito. Senza nemmeno pensarci mi sono ritrovata a frequentarla. Lo scorso anno ho conseguito l’attestato.

Continuo a seguire il corso per migliorare, mi trovo bene sia con le compagne sia con l’insegnante che è meravigliosa. Mi diverte molto creare i vestiti per me.

In tempo di Coronavirus, hai scelto di con- fezionare mascherine? Perché?
All’inizio me lo ha suggerito Daniela, una mia carissima amica. Lei mi incoraggia sempre a creare e, in questo caso, scherzando mi diceva che potevano diventare un ottimo business. Poi quando ho visto che qui da noi in Brianza non se ne trovavano, ne ho confezionate inizialmente due per necessità, una per me e una per il mio compagno, per poter uscire di casa. E così ho scoperto che le persone le apprezzavano. Ora ne sto facendo alcune su richiesta.

Cani e gatti tra i soggetti preferiti. È stata una scelta, una richiesta o una casualità?
È stato casuale, ma dovuto alle mie scelte, diciamo.
Ho iniziato a confezionare le mascherine quando era già cominciato il lockdown e quindi mi sono dovuta accontentare della stoffa che avevo a casa. Di solito quando vado in un negozio di stoffe finisco sempre nel reparto scampoli e prendo inevitabilmente qualche pezzo con le stampe di cani e gatti perché sono i miei soggetti preferiti. In genere uso questo tipo di stoffa per fare le classiche sporte della spesa. Fra tutte le stoffe che avevo a disposizione, ho pensato che queste potessero essere soggetti adatti anche per le mascherine e così ho iniziato a utilizzarle per questi particolari articoli.

Se avessi la possibilità di scegliere un desiderio, cosa sceglieresti?
In questo momento, la prima cosa che viene in mente, ma credo sia così per tutti, è che finisca la pandemia e si trovi una cura o un vaccino efficace per combattere il Coronavirus così che tutto possa tornare alla normalità. Se dovesse essere invece qualcosa legato strettamente alla mia persona, anche se può sembrare banale, mi piacerebbe trovare la mia stabilità professionale. Non sarebbe male!

Sappiamo che i gatti sono la passione. Ci parli della tua esperienza più significativa con un animale domestico?
Ho avuto molti animali, gatti e due cani stupendi, ma sicuramente la più significativa è stata quella con Oscar. Oscar era un gatto, era… perché è mancato il 27 febbraio 2019, a 17 anni. Ero all’ultimo anno di superiori, la gatta di Valentina, mia compagna di classe, ebbe dei gattini e io adottai uno di quei batuffoli tigrati: Oscar. Aveva un carattere difficile, era indipendente, dispettoso e testone. Un gatto che miagolava pochissimo e non faceva fusa. O meglio, non regalava fusa a nessuno, perché quando eravamo soli, io e lui, e mi veniva in braccio, si sentivano basse basse. Quelle fusa, così strane e lievi, avevano la capacità di rimettere insieme i miei pezzi nei momenti no. E lui lo sapeva. Siamo cresciuti insieme, vivevamo praticamente in simbiosi. Sono stati 17 anni meravigliosi e quando se n’è andato mi ha lasciato un vuoto enorme. Ho tatuato il suo nome sulla caviglia in suo ricordo, indelebile come lui.

A dicembre io e il mio compagno abbiamo adottato un gatto randagio, mio papà lo ha trovato abbandonato e non me la sono sentita di lasciarlo al suo destino. Più che un gatto è un cartone animato, di fusa ne fa anche troppe oltre a russare perché ha la rinite cronica. Lo abbiamo ribattezzato Gandalf Grigino, è uno strano personaggio. Un legame come quello che ho avuto con Oscar non lo avrò credo mai più con nessun altro gatto, però ammetto che gli voglio già bene!

Se volete ordinare le mascherine o chiedere informazioni potete rivolgervi a gra.aniquetto@alice.it

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Maria Velderio