LA QUARANTINE PILLOW CHALLENGE BRESCIANA

LA QUARANTINE PILLOW CHALLENGE BRESCIANA

Sui social l’avrete certamente notato e vi sarete chiesti: perché?!
Niente di così strano, la colpa o il merito “decidete voi” è della noia causata dalla quarantena.

L’ idea è partita da un gruppo di influencer che si sono fatte immortalare con indosso solo un cuscino e l’hashtag #Quarantine-pillowchallenge divenendo in breve tempo il più popolare su Instagram.
Migliaia di persone in tutto il mondo hanno indossato lo strano outfit con cuscino e c’è chi ha proposto perfino la versione rivisitata con piumoni e lenzuola.
FASHION UP MAGAZINE ha voluto portare questa moda anche sui social locali e così ha dato vita ad un piccolo contest.
La più votata è stata la monteclarense Marika Soldi che ha ricevuto in premio due pagine della rivista Brescia Up!

Fashion Up ringrazia Aldo Pagani per la gentile collaborazione e grazie a tutte le partecipanti!

GIOVANNI CONFORTINI – L’ARTISTA DELLA NATURA

GIOVANNI CONFORTINI – L’ARTISTA DELLA NATURA

Come ha cambiato la tua vita questa quarantena?
Diciamo che non è cambiata tantissimo dal punto di vista lavorativo, le mie giornate erano comunque improntate alla realizzazione delle mie opere. Per il resto direi che siamo tutti sulla stessa barca, nel senso che a parte i famigliari in casa non possiamo ricevere nessuno ne tanto meno possiamo uscire.

Come trascorri le tue giornate?
Le trascorro soprattutto rinchiuso nel mio loft dove in completa solitudine dipingo e do sfogo alla mia creatività, un’ ora la dedico all’attività fisica come consiglia il comunicato del ministero perché ho la fortuna di avere una piccola palestra in casa e poi cucino.

A costa stai lavorando in questo periodo?
Sto continuando la mia serie ANIMALI, ho terminato tutti i felini poi ho realizzato un quadro con le zebre: Il prossimo è una sorpresa!

Cosa ti manca di più?
Mi mancano maggiormente i miei fratelli e gli amici più cari; inoltre mi mancano le gite fuori porta con mio marito, dove la mia mente era stimolata dai profumi, i colori e la gente delle località prescelte. I viaggi sono un passaggio fondamentale per chi come me deve trovare l’ispirazione.

Di quale luogo hai più nostalgia?
Oltre la mia Linosa (isola meravigliosa dove ho vissuto per 11 anni) sento nostalgia per Venezia e Milano, due città che amo particolarmente per la loro vivacità e le tante manifestazioni culturali e artistiche.

Quale sarà la prima cosa che farai finito questo lockdown?
Organizzerò una cena per amici e parenti.

Progetti lavorativi per il futuro?
Ho in mente delle esposizioni, ma di questo vorrei parlarvene più avanti, per ora top secret.

Vuoi fare un saluto?
Saluto tutti i miei amici e parenti e i lettori di Brescia Up!

Giovanni Confortini Visano (Bs) Cell: 348 5213073
Mail: info@giovanniconfortini.it www.giovanniconfortini.it

MARCO RISIGLIONE IL PASTICCERE SICILIANO

MARCO RISIGLIONE IL PASTICCERE SICILIANO

Marco si è diviso tra laboratorio e consegne a domicilio per accontentare i clienti.

Ciao Marco, com’ è iniziata la tua passione per la pasticceria?
Ciao a tutti, la mia passione è nata a soli nove anni quando grazie a mia madre vidi un pasticcere preparare dei biscotti e rimasi incantato.

Hai iniziato a lavorare presto quindi?
Sì a soli 13 anni! I primi mesi sono stati i più duri perché pensavo di lavorare subito come aiuto pasticcere, invece ho dovuto occuparmi della pulizia dei macchinari e del laboratorio. Pulivo e intanto spiavo i pasticceri per apprendere tutti i segreti e un giorno finalmente si sono decisi a farmi provare, da quel momento non ho più smesso.

Come stai affrontando questa quarantena?
Diciamo che come tutti ho delle difficoltà ma il mio carattere ottimista mi sta aiutando parecchio, amo talmente tanto il mio lavoro che ho continuato con la produzione senza interruzioni, il mio laboratorio è sempre operativo: di giorno produco i dolci che poi la sera vado a consegnare sia in zona Brescia che a Bergamo.

Ci sono dei dolci che ami preparare più di altri?
Sì mi da molta soddisfazione preparare le mie richiestissime monoporzioni e le torte nuziali.

A quale vip vorresti far assaggiare i tuoi dolci?
A Jennifer Lopez!

Con quale pasticcere famoso ti piacerebbe collaborare?
Direi Ernst Knam!

Il Pasticcere italiano che ammiri?
Roberto Rinaldini.

Il tuo sogno nel cassetto?
Vorrei aprire un altro punto vendita e organizzare dei corsi di pasticceria per gli appassionati di questa nobile arte.

Come fare per ordinare i tuoi splendidi dolci?
Facilissimo: telefonicamente al 3394207924 anche WhatsApp oppure sul nostro sito MarcoRisiglione.it e su tutti i nostri social tramite messaggio.

IL PRESIDENTE MASSETTI: «NON ABBASSIAMO LA GUARDIA E OGNUNO FACCIA LA PROPRIA PARTE»

IL PRESIDENTE MASSETTI: «NON ABBASSIAMO LA GUARDIA E OGNUNO FACCIA LA PROPRIA PARTE»

Con le dovute precauzioni le aziende bresciane hanno riaperto. Non proprio tutte. E alcune la saracinesca non la alzeranno più.
«La fase 2 ha bisogno di misure di sostegno per consentire alle imprese di guardare con fiducia al futuro. Ecco perché come Confartigianato abbiamo stilato richieste concrete che auspichiamo vengano accolte. A partire dallo stop ai tributi con l’azzeramento dell’Irap per tutto il 2020 e l’esenzione degli studi di settore per il 2020 e il 2021, l’estensione a tutte le imprese del credito d’imposta per la quota d’affitto e l’abbattimento dei tributi locali. Fondamentale il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e degli incentivi per l’assunzione dei giovani. E poi la ripresa dei cantieri pubblici con procedure snelle e l’affidamento diretto alle imprese a chilometro zero» così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti illustrando “Dall’emergenza alla ripartenza”, il manifesto di Confartigianato Lombardia messo sul tavolo della politica.
«Gli aiuti per dare liquidità – che poi sono soldi in prestito che comunque bisogna restituire – possono non esser sufficienti, se non accompagnati da un globale ammodernamento fiscale e da un poderoso abbattimento della burocrazia. Chiediamo la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti delle Pmi verso la PA. Contributi per la ripartenza: a fondo perduto un’indennità per la perdita di fatturato e riconoscimenti per le imprese che hanno riconvertito la produzione a sostegno dell’economia di emergenza. Non c’è tempo da perdere: le nostre aziende si ritrovano in una situazione da dentro o fuori. Reagire e ricominciare, oppure chiudere per sempre. Ci vuole responsabilità e attenzione. E serve che ognuno faccia la propria parte» conclude Massetti.

SEVEN VALLEY – CURE DI QUALITÀ

SEVEN VALLEY – CURE DI QUALITÀ

Crediamo che il vero medico sia quello che mette la persona al centro delle sue attenzioni, per questo da noi troverai un ambiente famigliare e amichevole che è parte integrante della nostra professionalità.
I nostri servizi più apprezzati sono:

• Impianti Dentali a carico immediato
• Ortodonzia all’avanguardia
• Sedazione Cosciente

Dal 2020 trovi cure dentali di qualità anche nel territorio mantovano A GOITO nel Centro Dentale Vitaclinic.

Perché le persone ci scelgono

Entusiasmo e passione
Nel fare il nostro lavoro mettiamo sempre molto entusiasmo e passione. Siamo spinti dal desiderio di essere un punto di riferimento per il paziente e siamo costantemente aggiornati su pratiche innovative in ambito dentistico.

Ambiente famigliare
Uno dei punti cardine delle cliniche Seven Valley è il continuo dialogo e l’efficace comunicazione tra medico e paziente. I nostri specialisti, inoltre, dedicano attenzioni specifiche ai pazienti di ogni fascia d’età, a cominciare dai piccolissimi.

Tecnologie all’avanguardia
Utilizziamo tecnologie all’avanguardia, come la TAC 3D Cone Beam e la Diagnocam, mettendo il paziente nelle condizioni di comprendere il piano di cura proposto e di valutare autonomamente il preventivo.

Materiali d’eccellenza
Ci avvaliamo di fornitori italiani e aziende di primo livello in ambito mondiale. Il nostro laboratorio all’avanguardia ci fornisce lavorazioni eccellenti per ogni esigenza.

Certificazioni
Rilasciamo certificazioni di conformità e di garanzia per ogni intervento effettuato. Questo consente di tracciare tutti i lotti di produzione e di essere sempre sicuri della qualità del nostro operato.

Prima di pazienti, persone
La mission del gruppo Seven Valley è curare le persone attraverso rapporti umani solidi. Questo comporta fare del nostro meglio per costruire una cultura all’interno del nostro team che sia incentrata sulla persona.

Cosa ci contraddistingue

La persona al centro
Affidandoti a noi proverai la differenza di un trattamento in cui si tiene conto del valore della persona.

Materiali di altissimo livello
In ogni clinica Seven Valley troverai sempre attrezzatura odontoiatrica di alto livello con materiali certificati e garantiti.

Massima competenza
Ogni persona in Seven Valley segue una costante formazione e una rigorosa selezione per un servizio d’eccellenza.

La garanzia dei numeri
• 20.000 Pazienti curati con successo
• 48 Anni totali di attività nel mondo dentale
• 5 Cliniche attive sul territorio
• 1.150 Impianti Dentali ogni anno realizzati

I servizi
• Implantologia a carico immediato
• Protesi dentarie
• Ortodonzia all’avanguardia
• Endodonzia
• Conservativa
• Pedodonzia
• Sedazione Cosciente
• Diagnostica

Dove
• 030 8901949 – Sarezzo, clinica dentale Seven Valley
• 030 6897400 – Nuvolera, clinica dentale po- liambulatorio Dentalblu
• 0365 81196 – Vestone, clinica dentale Vesto- neclinic
• 0365 502676 – Moniga del Garda, studio dentale Dott. Stilo
• 0376 604790 – Goito (MN), Centro dentale Vitaclinic

Dipingere il ricordo – Intervista a ERWIN VAN KREY

Dipingere il ricordo – Intervista a ERWIN VAN KREY

Erwin Van Krey (1959) si fa protagonista di un racconto intimo, sussurrato, che vive nella dimensione delle sue opere senza l’esigenza di sfondare i confini del quotidiano. Un’atemporalità che permea di significati sottesi ognuna delle sue immagini, situazioni rubate a fotografie d’archivio. L’artista olandese diviene testimone di una realtà dove il tempo è elemento fondante e straniante insieme: il passato riemerge nei suoi dipinti, scevro di qualsiasi fattore causale.
Non si rintracciano più descrizioni, congetture, definizioni: l’immagine è lavata di qualsiasi appartenenza, per giungere a una purezza formale che la rende universale. L’artista elegge situazioni ignote, apparentemente insignificanti, cogliendo il momento ed estraendolo dal proprio contesto.
I confini della fotografia si perdono e il singolo istante diviene insignificante, al punto da subire una trasformazione che permette l’allontanamento dalla memoria personale per circoscriverne una condivisa, diventando esperienza che chiunque ha vissuto. Ecco, allora, che un bambino con una palla in mano diviene qualsiasi bambino; che il volto di una donna diviene qualsiasi donna; che un paesaggio rappresenta qualsiasi paesaggio, con naturalità disarmante e ascetica. Il ricordo abbraccia, così, la sfera del singolo attraverso l’uso di immagini che codificano segni propri del collettivo: una ricerca espressiva che fa dell’indagine la vera cifra stilistica di Van Krey.
Risultato è una sensazione densa, palpabile, una malinconia che fugge ai confini intangibili dell’opera, per giungere all’anima stessa dell’osservatore. Si prova, osservando le opere di Van Krey, una malinconia apparente, una tristezza riconducibile a esperienze mai vissute davvero, testimonianza di come esista un passato comune, degno di essere condiviso e ricordato – sebbene, forse, mai agito – da ognuno.

Spesso lavori su piccolo formato. Tale scelta è dovuta al fatto che contribuisce alla dimensione romantica dell’opera stessa? Puoi parlarci del tuo approccio all’opera d’arte?
Ho spesso copiato i vecchi maestri. Da studente, mi sono formato come pittore moderno: ho imparato molto alla scuola d’arte, ma ho successivamente padroneggiato le tecniche che uso oggi. Penso che i formati più piccoli richiedano un diverso tipo di attenzione, avvicinandomi idealmente allo spettatore.
Inoltre, dato che ho una grande produzione ma uno spazio di archiviazione limitato per le grandi tele, i formati più piccoli mantengono le cose gestibili.

I tuoi soggetti sono spesso volti “velati”, paesaggi irriconoscibili o personaggi di spalle. Che ruolo ha la figura per un artista figurativo come te?
Alla scuola d’arte mi sono formato nell’espressionismo astratto. Grandi tele quadrate, senza alcuna chiara indicazione di quale lato fosse rivolto verso l’alto o verso il basso. Pensavo che questo diventasse troppo vago, troppo sciolto, e non ho mai avuto la sensazione di aver finito di lavorarci sopra.

Sia i tuoi ritratti che i paesaggi sono eterei, impossibili da colloca- re nel tempo e nello spazio. È davvero così?
La ricerca di un tempo perduto è un’idea, non la descrizione di un periodo specifico. Uso i cliché e altri elementi che vivono nell’inconscio collettivo.

Le tue immagini provengono da esempi fotografici. Prendevi le foto da un album di famiglia (esempi degli anni 50 e 60), ora come selezioni le immagini?
A volte ci si emoziona davanti a un volto raffaellesco, o a una composizione alla Vermeer. Io non cerco, trovo. Voglio sempre vedere qualcosa di nuovo. Come persone, possiamo solo immaginare qualcosa sulla base di ciò che abbiamo già visto in precedenza. Non possiamo immaginare nulla che vada al di fuori della nostra percezione. Permettendo associazioni incontrollate, ricevo nuove immagini e possibilità che altrimenti non entrerebbero mai nella mia coscienza/consapevolezza. La capacità del cervello di percepire collegamenti tra cose che razionalmente non sono collegate. Il “carattere onirico” dei dipinti finali si basa su una accurata e lucida pianificazione.

Le tue opere sono cariche di una forte componente emotiva. Hanno senza dubbio un filo diretto col passato. Come vive un artista come te questo confine, tra passato e presente? Quanto pesa il passato personale in un’opera e quanto pesa nelle opere di Erwin Van Krey?
In un modo o nell’altro c’è sempre una qualità emotiva e personale, ma non c’è realtà nei miei dipinti. Le fotografie attivano il recupero di momenti dimenticati, ma disprezzo la nostalgia.

Il tempo è un soggetto importante del tuo lavoro? Forse, dietro alla singola figura del dipinto, può essere che sia il tempo (inteso non solo come “il trascorrere del tempo”, ma anche come elemento fisico nello spazio) il vero protagonista delle tue opere?
Cerco di interrompere e alterare il senso del tempo nei miei dipinti. Dipingo per rallentare il tempo. La fotografia è un rapimento immediato dell’oggetto dal mondo a una realtà altra, a un altro tempo. Nonostante le circostanze reali in cui è stata scattata la foto, quei momenti sono rimodellati in una finzione in cui ti perdi in un oceano di ulteriori domande.

Le tue opere sembrano immagini rubate al tempo. Non ci capisce se i soggetti siano appena stati ritratti o se fuggano da qualche memoria rubata. I tuoi lavori richiamano a una sfera privata. Cosa credi che smuovano le tue opere nell’animo delle persone?
Sentimenti di malinconia, una fine che non sarà mai raggiunta davvero. Un momento di stasi. In questo vuoto, lo spettatore può insinuare i propri ricordi e riflessioni, dando luogo a un momento passeggero e fugace nel tempo che è generalmente definito “vita”.

I tuoi lavori hanno un formalismo sobrio e velato e ricordano un’infanzia lontana. Però hanno anche un tono drammatico e melanconico. Quanto di questi due aspetti riguardano Erwin come individuo?
Mi sento strettamente legato a de Chirico, un pittore della memoria. Eppure, i suoi quadri non sono immagini mentali o fantasie dei suoi ricordi reali. Non è l’intenzione o il progetto dell’opera, ma il quadro stesso a diventare realtà. Questo lascia lo spettatore con la sua malinconia; cosa che non accade al pittore.

Nella tua biografia scrivi: “One should take the viewer seriously in offering him not too many clues, so he himself can accomplish a feeling of coherence of… I don’t know what”. Come completerebbe la frase Erwin, oggi?
Con il rischio che un’immagine non sia mai completamente fedele alla realtà, chiunque può riempire il vuoto per se stesso e darvi un senso.

Citando Flaubert: “The artist must be in his work as God is in nature”. Come significa per Erwin essere dentro i suoi lavori?
L’artista deve essere nel suo lavoro come Dio è nel creato, invisibile e onnipotente; lo si deve sentire ovunque ma mai vederlo. Cancellare i legami che collegano l’opera d’arte al suo creatore.

In definitiva, qual è il tuo rapporto con il sistema dell’arte? E le gallerie e i sistemi di mercato?
Dopo l’ultima crisi finanziaria, la maggior parte delle mie gallerie ha chiuso i battenti. Da allora sono diventato più attivo online. Ho ottenuto un bel po’ di seguaci che acquistano spesso i miei (nuovi) lavori. Forse dovrei puntare a vendere tutti i miei lavori online. Studi e lavori preliminari che vendo spesso tramite aste online. Mi piace l’aspetto democratico di questi siti, sono estremamente accessibili. C’è sempre il rischio di vendere il proprio lavoro a un prezzo troppo basso, ma così sia.

Hai fatto molte mostre (come la Van Gogh Gale- rie, Zundert, nel 2018, ‘Investi- gations into the uncanny ’, ‘s-Her- togenbosch in collaborazione con S.M.A.K., Ghent nel 2016, Galerie 4×4, Vianen nel 2012, Caixa Forum, Gerona nel 2011, EXPO Brussels nel 2007, De Warande, Eindhoven nel 2005 e molte altre). C’è una mostra con cui senti un le- game speciale e quali in futuro?
La mia ultima mostra a Eindhoven è stata una mostra collettiva ben organizzata, in cui le opere d’arte erano impegnate in un dialogo tra loro. La mia mostra a Berli- no, a marzo 2020, è stata rinviata a causa delle attuali circostanze del Coronavirus. Speriamo che la mostra sia inaugurata a settembre 2020.

Pietro Bazzoli