MAURIZIO MIRI CREATIVITÀ E PASSIONE

MAURIZIO MIRI CREATIVITÀ E PASSIONE

Come stai vivendo questo lockdown?
Sicuramente, dal punto di vista personale, lo stare a casa con la mia famiglia mi ha fatto riscoprire il piacere di condividere più tempo con mia moglie e i miei figli.

Lavorativamente parlando mi ha dato modo di riflettere su come dovrà essere il mio nuovo modello di business; più servizio ai clienti, migliore organizzazione e accorciare la filiera produttiva per avere più contatto con la realtà.
Inoltre ho deciso di metterci la faccia! Da una settimana sono partito con il raccontare chi sono tramite un appuntamento live in instagram sul mio account @mauriziomiriofficial, appuntamento che si chiamerà “un pirlo dal miri”.

A seguito del grande successo lo riproporrò 3/4 volte al mese: racconterò il mio pensiero/processo creativo e in ogni live ci saranno ospiti/amici del calibro di Roy Paci (già ospite della prima puntata).

Ho capito che lo story telling del mio brand è cosa che interessa molto sia ai miei clienti wholesale ma soprattutto i clienti retail. Oggi, se hai un brand, sei obbligato a raccontare la storia da cui esso nasce e la visione in cui esso si evolve.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Beh, innanzitutto l’utilizzo dello smart working è stato sicuramente un fattore importante in questi due mesi; mi ha dato la possibilità di continuare a lavorare, e in molti casi di lavorare anche meglio.

Sto valorizzando i rapporti umani confrontandomi di più con le persone, cerco di stringere partnership con fornitori clienti e colleghi, in modo da rafforzare l’azione di lavoro, che sicuramente risulta maggiore e più efficace se attuata in gruppo piuttosto che da soli.

Il tuo brand fornisce molte aziende. Che azioni avete intrapreso per affrontare que- sta crisi?
Il servizio sarà alla base dei nuovi rapporti di lavoro. Si dovranno scegliere oculatamente i propri clienti condividendo con loro un nuovo percorso, camminando uno a fianco all’altro. Quindi alla base di esso, ci dovrà essere chiarezza e rispetto.

Questa premessa è di rigore visto che ognuno dovrà fare la sua parte: saranno richiesti sacrifici a tutti i protagonisti del business, ci si darà una mano a vicenda, solo così si potrà far fronte alle nuove sfide che ci troveremo ad affrontare.

Come cambierà il mondo della moda secondo Mau- rizio Miri?
Il coro che si è alzato dagli addetti al lavoro è unanime, sobrietà!

Ci sarà un ritorno alla qualità intrinseca del capo, ai valori veri legati all’artigianalità caratteristica fondamentale del Made in Italy.

A supporto di questa tesi vi sono le interviste dei grandi brand, degli stilisti più importanti che stanno preparando collezioni più pulite, meno fronzoli, un inno al bello e al buon gusto.

Sobrietà intesa anche come rallentamento del vortice in cui ci eravamo infilati.

La nuova parola d’ordine sarà non più “fast fashion” ma “slow fashion”, poiché la qualità si raggiunge con i giusti tempi, la fretta è nemica del ben fatto!

Cosa ti è mancato maggiormente in que- sto periodo?
Due cose fondamentali: la possibilità di esprimere la mia creatività tramite il mio lavoro, quindi la realizzazione della nuova collezione p/e 21 che, tuttavia, dal 4 maggio ho potuto riprendere in mano, e il contatto con i miei clienti, andandoli a trovare, cosa che prima facevo continuamente, confrontandomi con loro tramite un interscambio di idee e di visioni da condividere assieme.

La prima cosa che farai quando il lockdown finirà?
A conferma di ciò che dicevo prima, farò un bel giro clienti, è importante farsi vedere, essere presenti soprattutto nei momenti di difficoltà e non farli sentire soli, infine mi tufferò a capofitto nel mio lavoro creativo, il terreno a me più congeniale per esprimere al meglio me stesso.

SIMONE CAMPETTI – HAIR STYLIST

SIMONE CAMPETTI – HAIR STYLIST

Da quanto tempo fai questo lavoro?
Sono 30 anni che faccio questo lavoro, dall’età di 15 anni. La nostra attività è storica, sono 90 anni che abbiamo il negozio. Il fondatore è stato mio nonno poi ha passato l’attività a mio papà e adesso ci sono io.

Come hai iniziato?
Ho iniziato guardando mio papà e mi sono appassionato subito a questo lavoro. E’ stato lui il mio vero maestro, mi ha insegnato l’arte del mestiere.

Cosa ti ha insegnato questa quarantena?
Mi ha fatto capire quanto mi piace questo lavoro.

Sei rimasto in contatto con i tuoi clienti?
Si, sono rimasto in contatto anche perché con il nostro lavoro si instaura un rapporto d’amicizia.

Cosa ti manca di più?
Mi manca vedere il cliente soddisfatto per il lavoro svolto. Il nostro lavoro è un’arte, una passione.

Un messaggio per i tuoi colleghi?
Ai miei colleghi auguro tanto bene e di continuare con la solita passione che ci contraddistingue, sono sicuro che ritorneremo più forti di prima.

Un messaggio a tutti i commercianti?
In questo momento dove tante attività sono rimaste chiuse sono sicuro che con la forza di volontà e la passione torneremo ad essere un punto di riferimento per il paese.

Mai come in questo momento la gente apprezzerà la bottega di vicinato dove trovi veri professionisti.

La cosa che farai appena sarà finito tutto?
Appena sarà finito tutto (spero presto) vorrei gustarmi un buon caffè come solo a San Zeno sanno fare.

RIMETTERSI IN FORMA?

RIMETTERSI IN FORMA?

I 5 CONSIGLI POST LOCKDOWN

Il Coronavirus ha imposto a tutta la popolazione scelte di responsabilità, riducendo inevitabilmente la quantità di esercizio fisico svolto ed – ahimè per le nostre curve – aumentando la sedentarietà. È importante riattivarsi progressivamente ad un corretto stile di vita.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE FISIOLOGICHE DELLA RIDOTTA ATTIVITÀ FISICA?

La riduzione della quantità quotidiana di attività fisica (detraining) comporta una perdita parziale degli adattamenti fisiologici indotti dall’esercizio fisico. La capacità di svolgere attività aerobiche si riduce già dopo 2 settimane di inattività, come conseguenza di una riduzione della capacità del cuore di spingere il sangue verso i tessuti periferici. Nello stesso modo, il detraining causa alterazioni sia nella struttura che nella funzionalità del muscolo: la forza e la potenza muscolare sono tutte influenzate negativamente da periodi più o meno lunghi di detraining, fino a portare il mu- scolo a non disporre più delle sue caratteristiche funzionali e strutturali se l’inattività è prolungata.

QUALI RACCOMANDAZIONI PER LA RIPRESA DELL’ATTIVITÀ FISICA?

Nell’ideazione e nello svolgimento delle sessioni di esercizio fisico sarà quindi importante attenersi a determinate indicazioni: in particolare – assistiti o meno da un personal trainer – ecco le 5 regole fondamentali per una corretta ripartenza.

#GRADUALITÀ. È fondamentale rispettare un concetto di gradualità nella ripresa. Una ripresa dell’attività fisica aumentando sia volume che intensità, ma senza modulare al meglio i tempi di recupero, potrebbe comportare eccessiva stanchezza o, in alcuni casi, causare infortuni muscolari. Il “ricondizionamento fisico” dovrebbe prevedere un programma di allenamento contenente esercizi posturali, di stretching, di corestability e di equilibrio. Raggiunti questi obiettivi di base, sarebbe consigliato introdurre esercizi per l’aumento del tono muscolare e, contemporaneamente un programma di attività di resistenza per migliorare la capacità aerobica.

#QUANTITÀ. Il suggerimento è quello di mantenere uno stile di vita attivo dedicando almeno 30-45 minuti – almeno 3 volte a settimana – alla pratica di attività per permettere il mantenimento di un buono stato di salute.

#INTENSITÀ. Per le attività di tipo aerobico consiglio un’attività a intensità moderata per la maggior parte della settimana, con una parte delle singole sedute svolta ad intensità più alta. La scelta ideale dovrebbe quindi essere quella di svolgere attività di intensità moderata, con frequenza cardiaca intorno al 60-70% della massima frequenza cardiaca teorica (generalmente calcolata con la formula: FCmax = 208 – 0.7 X età). Se non si può monitorare la frequenza cardiaca durante l’esercizio, ci si può basare sul livello di fatica percepito, cercando di gestire l’intensità tra leggero e moderatamente intenso (si percepisce lo sforzo impegnativo ma sono in grado di parlare mentre faccio esercizio).

#FREQUENZA. Consiglio di praticare esercizio fisico nella maggior parte dei giorni della settimana (almeno 3 volte), associando attività aerobiche di moderata intensità in combinazione con esercizi di rafforzamento muscolare e flessibilità almeno due volte a settimana.

#MODALITÀ. Il programma di attività fisica dovrebbe comprendere sia attività per la tonificazione muscolare sia attività aerobica. Per il mantenimento del tono muscolare si possono usare piccoli pesi e/o elastici. Nel caso non fossero a disposizione, si possono praticare esercizi a corpo libero (ad es. piegamenti e flessioni) o sostituire i pesi con oggetti di uso quotidiano (ad es. bottiglie d’acqua, libri, ecc.). Per le attività aerobiche, si può marciare sul posto, saltare la corda o utilizzare le scale. Le varie fasi di esercizio o i diversi esercizi possono essere intervallati da fasi di riposo che, con il migliorare delle condizioni fisiche, possono ridursi di durata. Prima dell’inizio dell’attività fisica dedicate 5 minuti allo stretching ed altrettanto dedicare gli ultimi 5 minuti ad una fase di defaticamento con esercizi di stretching.

Provate a seguire i miei consigli e ditemi cosa ne pensate con l’augurio di una buona ripresa degli allenamenti e ricordandoci che l’attività fisica fa bene al corpo ma anche alla mente e tutti sappiamo quanto in questo momento ne abbiamo bisogno!
Stay safe.

Info & Credits: Roberta Colico
PH: 338 4410804
FB: @Glutei UP/@Glutei UP Fitness
IG: @_gluteiup_fit
WEB: www.menssanagluteiup.it

di Roberta Colico

poesia – LA FARFALLA

LA FARFALLA
di Tuly Sigalini

Tutto in te era meraviglia…
Mentre gli altri si affaccendavano,
tu ti impegnavi ad ammirare il cielo.
Sugli alberi fioriva primavera
e tu ne rispecchiavi il guardo.
Ti adornavi di grappoli e bocciuoli
e così vestita, seppur disarmata,
uscivi in mezzo alle tempeste.
Qualcuno diceva che eri strana,
così circondato dalla bruttezza
da non vedere il tuo combatterla.
Parlavi ai sordi sperando di entrarci.
Disegnavi per i ciechi convinta di colorarli.
Cantavi per i muti sognando di intonarli.
E quando veniva sera ti posavi, stanca,
ma non c’era riposo per chi, come te,
voleva risolvere con le equazioni dei sogni
ciò che ti sembrava sbagliato, superficiale,
così lasciavi tutto in sospeso per il domani.
E così ogni giorno, in ogni stagione,
mai stanca eppur così vulnerabile
da far pensare che un colpo di vento
avrebbe potuto spezzare le tue ali,
lasciando così il mondo un po’ più solo.
Tutto in te era meraviglia…

***

DUE CHIACCHIERE CON GABRIELE PARPIGLIA

DUE CHIACCHIERE CON GABRIELE PARPIGLIA

Lo conoscono praticamente tutti: è il giornalista dei Vip, ma non credo che questa definizione ne definisca la ricchezza umana e la profondità professionale. Io che ho avuto la fortuna di incrociare, seppur brevemente, la sua vita credo che dietro a quello sguardo quasi sempre sospeso e pensoso ci sia un mare in tempesta, un prato di quel verde tipico delle giornate coperte di nubi che trasformano le sfumature di colore, una promessa che ancora non si è palesata, ma che Gabry continua con forza e con fiducia ad aspettare.

Se qualcuno gli chiedesse di definirsi, lui risponderebbe: “Un ragazzo che ha toccato diverse sfumature nella vita, tra dolore (tanto) e gioie (poche) e oggi si definisce: simpatico, malinconico e fedele nei con- fronti di chi gli mostra AMORE sotto ogni sua forma”. Se qualcuno lo chiedesse a me direi: “un uomo intelligente che ancora cerca il senso profondo della felicità”.

In questi mesi di pandemia è stato encomiabile il tuo impegno per dare informazioni sul Coronavirus. Cosa ti ha spinto a farlo?
La depressione: all’inizio di questa vicenda mi sono ritrovato solo. Le prime sere ho pianto. Poi mi sono chiesto con cosa, o meglio che cosa, mi avrebbe potuto far compagnia: il lavoro. Da quel momento non mi sono mai fermato. In questa quarantena ho imparato più cose che in quarantuno anni di vita piena.

Questa tremenda esperienza cosa ti ha insegnato? Cosa ti ha lasciato? Come ti ha cambiato, se lo ha fatto?
Mi ha insegnato che la vita quando ti racconta che tutto va bene in realtà ti sta accarezzando per dirti: “Preparati anche al peggio mentre sorridi”. E tu devi essere pronto.

Mi ha lasciato un pieno d’amore, per come si è svolta la mia quarantena diciamo che sono riuscito a produrre del bene in modo violento, bellissimo.

Mi ha cambiato in meglio da domani, anzi da oggi; prima la vita, poi tutto il resto. Ho trascurato troppo e tanto. Non succederà mai più. Ringrazio Dio di essere ancora in piedi.

Il tuo lavoro di giornalista riempie gran parte della tua vita e del tuo tempo. Cos’è, per te, questa professione?
Non è una professione, ma una missione, soprattutto se hai la capacità di utilizzarla per far del bene agli altri. Ovviamente questo l’ho imparata grazie alla Pandemia. C’è chi si ferma al “titolo”, al tesserino; ma prima ci vogliono talento e cuore.

Nel percorso di una carriera, sicuramente ci sono stati momenti fondamentali e persone che ti hanno aiutato: a chi devi dire grazie (oltre naturalmente e a te stesso)?
C’è una persona in particolare che ti ha insegnato più di altre?
In 21 anni ci sono troppi grazie e spero ce ne saranno degli altri. Dico grazie alla prima persona che ha creduto in me. Forse senza lui nulla sarebbe partito. Grazie Aldo. Lui sa. Forse anche voi… un uomo pieno di sorrisi e canzoni. Grazie di cuore.

Cosa ti piace del mondo dello spettacolo, del- la tv e del gossip?
Mi piace tutto ciò che mi tiene lontano dal telefonino o dai social e alleggerisce la mia testa per quanto riguarda la tv. Mi piace studiare le serie, molte le guardo in lingua originale con i sottotitoli (ovviamente) perché rendono il tutto ancor più vero. In questo momento credo che gli spagnoli, grazie a prodotti come “La casa de Papel” , “Vis a Vis”, “Élite”, “Toy Boy” eccetera, abbiano dato un grande schiaffo al mondo degli “scrittori in tv”.
Il gossip? Mi piace soprattutto quando chi si racconta ti rivela qualcosa che resta e non le solite cazzate del “va tutto bene”.

L’episodio in cui, più di ogni altro, ti sei sentito un Vip…
Nessuno perché non lo sono e non lo sarò mai.

Come ti definisci nei confronti degli altri colleghi?
Io sono un lupo solitario, se è giusta come definizione. Prima del Covid-19 avevo tante persone come punto di riferimento. Oggi si sono quasi azzerate. Soprattutto alcuni “grandi” mi hanno profondamente deluso. Ma amen. Giornalisti… personaggi… vip… molte volte in questi concetti c’è sempre la stessa persona. Stimo molto in questo momento Mario Giordano. E devo molto al dottor Maurizio Costanzo.

Se incontri un progetto valido, lo appoggi o lo nascondi?
Lo nascondo immediatamente fino a quando non è passato un minuto dalla messa in onda o dalla pubblicazione. Sono “abbastanza” scaramantico.

Il momento più felice della tua carriera?
Sicuramente ho avuto la fortuna di portare in onda il progetto “Seconda Vita”. Era da tempo che sognavo una cosa mia. Ringrazio Discovery e il direttore Laura Carafoli. Quel giorno ho pianto al bar Taveggia dopo aver firmato il contratto. Non potrò mai dimenticarlo.

Il momento più difficile?
Troppi. Uno in particolare che a tempo debito racconterò. Anzi due. Il secondo è nato proprio durante questa pandemia.

Maria Verderio

GRAZIELLA ANIQUETTO –  TRA CUCITO, MASCHERINE E AMORE PER I GATTI

GRAZIELLA ANIQUETTO – TRA CUCITO, MASCHERINE E AMORE PER I GATTI

Come è possibile trovare la propria strada tra amore per gli animali, un periodo storico in cui editoria e spettacolo sono sempre più in sofferenza, e un lontano amore per aghi e fili che risuona dentro al cuore? Lei è riuscita a… imbastire tutto.

Quando l’ho incontrata per la prima volta, ho pensato a una fatina. Sì, perché Graziella porta con sé una particolare eleganza, un fascino misterioso e mai esibito, ma soprattutto una dolcezza che si esprime attraverso quei suoi bellissimi occhi scuri. A volte, ora che ho avuto l’occasione e la fortuna di conoscerla meglio, si sottovaluta un po’ e forse lei stessa è la prima inconsapevole di tutte le qualità che gli altri vedono in lei. Ora ha avuto la bellissima idea di cucire personalmente alcune mascherine per aiutare i bisognosi.
Vi racconto tutto nell’intervista che Graziella ha rilasciato in esclusiva a Pet&People magazine.

Quando hai capito che cucire era un tuo talento?
Mi è sempre piaciuto cucire. Non so se sia un vero e proprio talento, una passione sicuramente. Fin da piccola guardavo nonna farlo e ho provato io stessa qualche volta, ma non ho mai pensato potesse diventare un’occupazione seria. Poi, qualche anno fa, in un periodo in cui ero rimasta senza lavoro trovai un volantino che sponsorizzava una scuola: corsi di taglio e cucito. Senza nemmeno pensarci mi sono ritrovata a frequentarla. Lo scorso anno ho conseguito l’attestato.

Continuo a seguire il corso per migliorare, mi trovo bene sia con le compagne sia con l’insegnante che è meravigliosa. Mi diverte molto creare i vestiti per me.

In tempo di Coronavirus, hai scelto di con- fezionare mascherine? Perché?
All’inizio me lo ha suggerito Daniela, una mia carissima amica. Lei mi incoraggia sempre a creare e, in questo caso, scherzando mi diceva che potevano diventare un ottimo business. Poi quando ho visto che qui da noi in Brianza non se ne trovavano, ne ho confezionate inizialmente due per necessità, una per me e una per il mio compagno, per poter uscire di casa. E così ho scoperto che le persone le apprezzavano. Ora ne sto facendo alcune su richiesta.

Cani e gatti tra i soggetti preferiti. È stata una scelta, una richiesta o una casualità?
È stato casuale, ma dovuto alle mie scelte, diciamo.
Ho iniziato a confezionare le mascherine quando era già cominciato il lockdown e quindi mi sono dovuta accontentare della stoffa che avevo a casa. Di solito quando vado in un negozio di stoffe finisco sempre nel reparto scampoli e prendo inevitabilmente qualche pezzo con le stampe di cani e gatti perché sono i miei soggetti preferiti. In genere uso questo tipo di stoffa per fare le classiche sporte della spesa. Fra tutte le stoffe che avevo a disposizione, ho pensato che queste potessero essere soggetti adatti anche per le mascherine e così ho iniziato a utilizzarle per questi particolari articoli.

Se avessi la possibilità di scegliere un desiderio, cosa sceglieresti?
In questo momento, la prima cosa che viene in mente, ma credo sia così per tutti, è che finisca la pandemia e si trovi una cura o un vaccino efficace per combattere il Coronavirus così che tutto possa tornare alla normalità. Se dovesse essere invece qualcosa legato strettamente alla mia persona, anche se può sembrare banale, mi piacerebbe trovare la mia stabilità professionale. Non sarebbe male!

Sappiamo che i gatti sono la passione. Ci parli della tua esperienza più significativa con un animale domestico?
Ho avuto molti animali, gatti e due cani stupendi, ma sicuramente la più significativa è stata quella con Oscar. Oscar era un gatto, era… perché è mancato il 27 febbraio 2019, a 17 anni. Ero all’ultimo anno di superiori, la gatta di Valentina, mia compagna di classe, ebbe dei gattini e io adottai uno di quei batuffoli tigrati: Oscar. Aveva un carattere difficile, era indipendente, dispettoso e testone. Un gatto che miagolava pochissimo e non faceva fusa. O meglio, non regalava fusa a nessuno, perché quando eravamo soli, io e lui, e mi veniva in braccio, si sentivano basse basse. Quelle fusa, così strane e lievi, avevano la capacità di rimettere insieme i miei pezzi nei momenti no. E lui lo sapeva. Siamo cresciuti insieme, vivevamo praticamente in simbiosi. Sono stati 17 anni meravigliosi e quando se n’è andato mi ha lasciato un vuoto enorme. Ho tatuato il suo nome sulla caviglia in suo ricordo, indelebile come lui.

A dicembre io e il mio compagno abbiamo adottato un gatto randagio, mio papà lo ha trovato abbandonato e non me la sono sentita di lasciarlo al suo destino. Più che un gatto è un cartone animato, di fusa ne fa anche troppe oltre a russare perché ha la rinite cronica. Lo abbiamo ribattezzato Gandalf Grigino, è uno strano personaggio. Un legame come quello che ho avuto con Oscar non lo avrò credo mai più con nessun altro gatto, però ammetto che gli voglio già bene!

Se volete ordinare le mascherine o chiedere informazioni potete rivolgervi a gra.aniquetto@alice.it

Pet&People magazine il giornale degli animali.
Seguici su Instagram petandpeople_magazine
O su Facebook pet&peoplemagazine
www.petandpeoplemagazine.it

Maria Velderio