Uno sguardo fermo e penetrante. Un’espressione in grado di mascherare le emozioni e lineamenti del viso decisi; il tutto incorniciato da un viso che permette di intravedere una personalità forte e sicura.
Alex Rusconi è un personaggio istrionico che fin dalla più tenera età si è lasciato attrarre dal mondo della magia e dell’illusionismo. Dopo anni di studio e di impegno alla scoperta dei meandri e dei segreti di questa arte antica, Alex ha tracciato la sua strada.
D. Un ambito, quello della magia, in cui il fattore psicologico diventa dominante, dove la meraviglia diventa il fattore primario e dove la capacità tecnica si trasforma in qualcosa di molto più grande. Può spiegarci da dove nasce la sua passione e come si è evoluta nel tempo?
È nata fin da piccolo osservando i prestigiatori in tv. Ma il bacillus magicus (come lo chiamava il compianto Vito Maggi) mi ha contagiato quando mio padre mi regalò alcuni giochi di prestigio e mi portò nel negozio-scuola dell’illusionista Claudio, il mio primo maestro. Avevo dodici anni e la convinzione assoluta che nella vita avrei fatto il prestigiatore. L’evoluzione di questa passione, che in seguito si sarebbe trasformata in lavoro, è stata articolata perché ho affiancato ai numeri magici lo studio della psicologia, della filosofia e della teoria della prestigiazione, ma soprattutto è cresciuto in me il bisogno di pagare un debito con l’affascinante storia della magia. Così ho iniziato a scrivere e a fare ricerca, completando di fatto il mio status artistico. Ritengo che in qualsiasi forma d’arte l’espletamento della stessa dovrebbe essere accompagnato da un importante background storico e culturale: nessun pittore può essere considerato “artista” se non conosce a fondo la storia e l’evoluzione della pittura. Così un prestigiatore non è un “artista”, e non può ambire a esserlo, se non conosce profondamente la teoria e la storia dell’illusionismo.
Nel mio caso, ho dedicato molto del mio tempo nella ricerca e nella stesura di biografie eccellenti: prestigiatori del passato nei confronti dei quali tutti siamo debitori.
D. Quali sono stati, se ci sono stati, i momenti più duri durante i suoi studi?
Nelle forme artistiche di spettacolo, volendo seguire una strada che non è propriamente nei canoni, i momenti duri sono molti. La passione e la tenacia aiutano ad affrontarli e superarli. D’altra parte se la strada fosse sempre in discesa non esisterebbero le soddisfazioni! Le sfide e gli ostacoli sono manna per gli artisti perché obbligano a mettersi in gioco e a lottare, contribuendo alla crescita mentale e professionale.
Per quanto riguarda la mia parte lavorativa i momenti più duri sono stati causati soprattutto da un certo tipo di persone che hanno cercato di ostacolare il mio percorso. Per quanto riguarda invece la ricerca storica i momenti duri sono all’ordine del giorno. Trovare informazioni sicure sui personaggi del passato è un lavoro lungo e difficile: bisogna frequentare archivi, biblioteche, emeroteche, anagrafi senza mai avere la certezza di trovare ciò che si cerca. Il mio ultimo libro, la storia del più grande prestigiatore di tutti i tempi, Bartolomeo Bosco, ha avuto una gestazione di quindici anni. Naturalmente trovare informazioni inedite compensa ampiamente tutte le difficoltà.
D. È d’uso dire che un illusionista studi e utilizzi la psicologia umana al fine di coglierne eventuali fragilità e insinuarsi in esse. È un procedimento che avviene realmente?
Più che cogliere le fragilità della mente umana, l’illusionista sfrutta le “falle” del nostro cervello che è un organo straordinario ma imperfetto. Lo studio della psicologia, e in particolare di quella che viene chiamata “psicologia dell’inganno”, è fondamentale per noi prestigiatori perché lì risiede il vero segreto di cui siamo depositari. Ed è un mondo interessantissimo. Nessuno è in grado di vedere e registrare la realtà oggettivamente. I nostri occhi e la nostra mente non funzionano come una videocamera. Ognuno interpreta la realtà sulla base della propria esperienza e del proprio retaggio culturale. Ecco perché uno stesso evento, se osservato da dieci persone, verrà raccontato in dieci modi diversi. Questa è una delle anomalie che i prestigiatori sfruttano per ingannare. Non solo. Un bravo mago è anche in grado di manipolare la memoria dei suoi spettatori in modo che un numero venga ricordato in modo diverso da come in realtà è avvenuto. Spesso parlo di questo fenomeno nelle mie conferenze spettacolo soprattutto per mettere in guardia il pubblico da coloro che sfruttano questi giochi della mente per scopi fraudolenti. Esiste un Comitato, di cui sono socio da oltre vent’anni, il CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, fondato da Piero Angela, che serve a destare l’attenzione e la razionalità delle persone nei confronti di coloro che sfruttano la credulità popolare.
D. Ha scritto diversi libri sulla magia, lavora come consulente e redattore per varie testate giornalistiche specializzate e ha studiato i più importanti personaggi del mondo della magia. Matthias Buchinger, soprannominato l’ometto di Norimberga a causa della sua conformazione fisica, sembra essere quello che l’ha maggiormente colpita. Perché?
Nella mia vita ho scritto centinaia di biografie di artisti del passato. Due di queste sono diventate corposi libri (“Fregoli, la biografia”, 2011, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri e “Bartolomeo Bosco, vita e meraviglie del mago che conquistò l’Europa”, 2017, Florence Art Edizioni), altre sono state pubblicate soprattutto sulle due riviste specializzate di cui sono redattore, “Magia” e “Magia Moderna”, e sul quotidiano “Bresciaoggi”, dove curo una rubrica magica periodica. La vita di Buchinger, raccontata in un bellissimo libro del compianto Richy Jay, è la dimostrazione che ogni ostacolo può essere superato. Buchinger, nato nel XVII secolo, divenne un acclamato prestigiatore, un calligrafo richiestissimo, un dotato polistrumentista e un eccellente disegnatore. Si sposò tre volte ed ebbe quattordici figli pur essendo nato senza gambe né braccia. Straordinario!
D. Molti dei fondi raccolti durante i suoi spettacoli vengono devoluti in beneficenza. Quali sono le cause che maggiormente le stanno a cuore?
Ho sempre fatto, e continuo a fare, spettacoli per beneficenza. Credo sia doveroso prestare il proprio lavoro, a volte, per persone meno fortunate o per realtà che fanno cose straordinarie: come la fondazione ANT, per la quale mi sono speso spesso. Con l’associazione di prestigiatori di cui sono presidente, “La Corte dell’Illusione”, organizziamo periodicamente un Festival dell’Illusionismo che offriamo gratuitamente ad un’associazione per raccogliere fondi. In quasi vent’anni abbiamo fatto magie per decine di realtà ed è stata ogni volta una grande soddisfazione. In fondo credo che aiutare gli altri faccia star bene anche noi!
D. Si occupa anche di consulenze artistiche. A quale livello? E il lavoro di presentatore?
Principalmente consulenza artistica e grafica, scrivo testi e realizzo locandine e copertine di libri (o CD) per artisti vari. Ho collaborato, come consulente, a cinque libri del prestigiatore comico Raul Cremona, con cui ho un rapporto stretto di amicizia e collaborazione. Ho fatto consulenza ad Alessandro Politi (il “grande mago” di Zelig), per il comico Giorgio Zanetti, per l’illusionista internazionale Erix Logan e per decine di altri colleghi.
Il lavoro di presentatore, invece, è il mio secondo ruolo professionale che cerco di tenere separato da quello di prestigiatore. Dal 1995 a oggi ho presentato circa un migliaio di serate: concorsi canori e di bellezza, comizi politici, eventi aziendali e festival magici, unico caso in cui faccio il presentatore/prestigiatore. È un lavoro diverso da quello dell’illusionista, ma comunque impegnativo e con una grande componente psicologica. Il pubblico forse non lo coglie, ma il presentatore è il padrone di casa dell’evento ed è sua responsabilità la gestione degli ospiti e delle tempistiche. Ho condiviso il palco con artisti famosi e non famosi, ed è stata (e continua ad essere) una straordinaria crescita artistica e umana.
D. Ha già pensato ai suoi prossimi impegni?
La mia vita, fortunatamente, è sempre costellata da moltissimi impegni, in tutti i miei ambiti lavorativi e professionali. Nel 2019 continuerò le mie attività di presentatore, prestigiatore, docente di prestigiazione, articolista e scrittore. Ci sono grandi novità che riguardano la mia associazione di prestigiatori. Il nuovo anno mi porterà un nuovo impegno nazionale, ma non posso ancora parlarne. Posso soltanto anticipare che si tratta di una enorme responsabilità, ma anche della coronazione del mio impegno magico degli ultimi vent’anni.
D. Da poco tempo è padre e sul suo profilo Facebook c’è una bellissima immagine di un neonato con accanto la scritta di E. Stone: “Avere un figlio significa decidere di avere sempre il tuo cuore in giro al di fuori del corpo”. Come l’ha cambiata la nascita di Francesco?
La nascita di Francesco ha cambiato tutto. Da quando l’ho visto nascere, la notte dell’8 dicembre 2017, dentro di me sono fiorite nuove consapevolezze. Io e mia moglie Teresa lo osserviamo crescere ogni giorno e siamo partecipi di un vero e proprio miracolo. È stato un anno meraviglioso e il meglio deve ancora venire.
Avere un figlio è forse la magia più grande del mondo e del creato. Quella magia vera, che nessun uomo e nessun mago saprà mai spiegare, ma che certamente dona emozioni più grandi di qualsiasi forma di illusionismo e di magia.