Male le riaperture secondo un’indagine Fipe: perso il 70% degli incassi. L’estate non migliorerà le cifre. “Una vera ripartenza solo in autunno, sempre che non ci sia una seconda ondata. In quel caso, il colpo di grazia. Stiamo calmi con la movida ora”, dice il vicedirettore Luciano Sbraga
La prima settimana di riapertura per bar, ristoranti, pizzerie e pub è stata una tragedia. E quella in corso non sarà meglio. I clienti scarseggiano, gli incassi sono magri e i costi aumentano. Le imprese hanno registrato un calo del fatturato del 70% rispetto all’epoca pre-virus. Insomma, un disastro purtroppo. I dati di Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, ci danno uno spaccato terribile della portata distruttiva e delle prime macerie che l’emergenza Covid ha causato nella nostra economia, soprattutto quella più micro, che riguarda tante piccole attività di ristorazione. E se tutto sommato i dati negativi della prima settimana si potevano anche mettere nel conto, quello che più preoccupa è che i proprietari non vedono ancora una luce in fondo al tunnel, si aspettano che anche per i prossimi giorni ci saranno sale e banconi mezzi vuoti. Anzi, la vera ripartenza è prevista solo per l’autunno. Non ci sono i turisti nei centri storici delle grandi città, certo. Tanti lavoratori pendolari sono ancora in smart working, e questo è un altro dato di fatto. Ma c’è anche dell’altro. Quasi come se gli italiani avessero modificato, almeno per ora, il loro rapporto con l’aspetto conviviale e di svago relativo all’andare a pranzo o cena fuori. Il Covid fa ancora paura, per mangiare fuori ci sarà tempo. Ma intanto gli esercenti come faranno a sopravvivere, quando a fronte di minori incassi i costi salgono inesorabilmente?
La Fipe ha sottoposto un questionario ai suoi iscritti in cui invita a tratteggiare un bilancio di primi giorni di riapertura. Bar e ristoranti si sono ritrovati di colpo con il 70% dei clienti in meno. Una brutta botta, tanto che per 3 esercenti su 4 i primi giorni di ripartenza sono assolutamente da bocciare. Il dato però ancora più negativo è il cosiddetto sentiment: ben 7 intervistati su 10 prevede che non ci saranno miglioramenti nei prossimi giorni. Il pessimismo della ragione prevale sull’ottimismo della volontà. “Purtroppo la prospettiva di breve-medio termine è negativa, non c’è dubbio – ci dice Luciano Sbraga, vicedirettore di Fipe nonché direttore del Centro studi – . I motivi sono almeno tre. Prima di tutto, la mancanza di turisti: per tante attività è fondamentale, non penso solo alle località balneari ma ai bar e ristoranti dei centri storici delle nostre città, che purtroppo col blocco delle frontiere sono mezzi vuoti. Poi c’è la questione smart working: manca il pendolarismo di quei lavoratori che vanno in uffici pubblici o privati e si fermano a pranzare. Per tanti bar questo è un business importante. Infine c’è anche una sorta di cambiamento di stile di vita degli italiani per le regole post-Covid: penso alle classiche tavolate in pizzeria o trattoria, che non vedremo più per un bel po’ di tempo”. Il distanziamento sociale e le sue regole, appunto. Sempre secondo l’indagine Fipe, il motivo del calo di clienti è ravvisabile proprio nel distanziamento: l′80% dei ristoratori ne è convinto. Si tratta però di una condizione che ci accompagnerà almeno fino a quando non ci sarà la fase 3 ovvero il ritorno alle vecchie abitudini a emergenza passata. Il problema è che questo orizzonte ora è quasi impossibile da scrutare.
“Infatti non ci aspettiamo grandi cose per questa estate, non ci sarà una vera ripartenza – sostiene Sbraga -. Basti pensare che solamente il 16% degli italiani ora prevede di andare in vacanza, quando negli anni precedenti la percentuale di solito era superiore al 60%. Un miglioramento ce lo aspettiamo a settembre, più in generale in autunno. A patto però che non arrivi una seconda ondata di Covid. ecco, quello è il vero pericolo: sarebbe il colpo finale per il settore, non ci riprenderemmo più. Dirò di più: meglio andare con calma adesso, magari evitare una movida prematura e poter ripartire con slancio dopo l’estate”. Preoccupazione comprensibile, se si pensa che già adesso le imprese a rischio chiusura sono più o meno 50mila secondo le stime di Fipe. Un secondo lockdown sarebbe esiziale.
Uniche due note positive dell’indagine Fipe sono la percentuale delle riaperture e il comportamento dei clienti. La maggior parte degli imprenditori ha deciso di riaprire già a partire dal 18 maggio (circa il 48%) mentre circa il 35% lo ha fatto solo qualche giorno dopo. Una minima parte, il 10,8% riaprirà il primo giugno, mentre ancora meno, il 5,6%, ha rinunciato del tutto a riaprire. Quindi le serrande sono andate sù nella stragrande maggioranza dei casi.
Poi c’è il comportamento virtuoso dei clienti che non hanno fatto particolare fatica a rispettare le regole anti Covid-19. Secondo i dati l’aspetto a cui i clienti fanno più attenzione è l’igiene delle mani nell’88% dei casi. Ottime percentuali anche per quanto riguarda l’uso della mascherina (85%). Qualche difficoltà in più sulle regole di distanziamento sociale seguite in poco meno dell’80% dei casi.
Fonte Huffpost